È stata approvata alla Camera una proposta di legge, composta di 7 articoli, che mira a garantire la libertà di scelta, per ogni genitore, sulla scelta del cognome dei propri figli. Se tale proposta dovesse passare anche in Senato, nessun bambino avrà più l’obbligo di vedersi attribuito il cognome del padre.
In base a questa legge, entrambi i genitori potranno decidere – alla nascita del proprio figlio – se questi avrà il cognome del padre, della madre o, all’occorrenza, di tutti e due. Nel caso non ci fosse accordo tra i due genitori, al figlio spetteranno sia il cognome paterno che quello materno, che gli verranno attribuiti rigorosamente in ordine alfabetico. Stesso trattamento per i figli nati fuori dal matrimonio ma subito riconosciuti da entrambi i genitori, quelli che fino a dicembre venivano chiamati “figli naturali”, ma che – grazie a un decreto legislativo che ha modificato i relativi articoli del Codice civile – sono oggi parificati alle altre “categorie” di figli. Per l’assegnazione del doppio cognome, vi sono invece una serie di norme ad hoc per situazioni particolari, quali figli adottivi o figli riconosciuti successivamente da uno dei due genitori.
Il testo, per il quale si è proceduto con il voto segreto, è stato approvato dall’Aula di Montecitorio con 239 sì, 92 no e 69 astenuti. Dichiaratamente contrari i partiti di centrodestra, seppur con qualche aperta defezione come Dorina Bianchi (Ncd), favorevoli Pd e Sel. Hanno invece scelto l’astensione i grillini. Come detto, ora la legge dovrà essere sottoposta all’approvazione del Senato, dove Pd e Sel – come è noto – non hanno la maggioranza, e dove le astensioni valgono come voto contrario. Non si escludono, infatti, colpi di coda e volontari prolungamenti dei tempi da parte di esponenti dell’emiciclo destro. Ad annunciarlo è Stefania Prestigiacomo, già ministro delle pari opportunità, che parla di “orrore” e lancia un eloquente hashtag su twitter: #Senatoaffossala.
#doppiocognome figli che devono scegliere quale cognome trasmettere, quello di mamma o di papà. Orrore. #Senatoaffossala
— s prestigiacomo (@stefprest) 24 Settembre 2014
Plaudono invece all’iniziativa le esponenti del Partito Democratico, a cominciare dall’ex magistrato Donatella Ferranti, presidente della Commissione Giustizia a Montecitorio, secondo la quale “l’obbligo del cognome paterno è simbolo di un retaggio patriarcale fuori del tempo e assurdamente discriminatorio, come tale severamente censurato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo”. Per un’altra parlamentare Pd ed esponente del movimento Se non ora quando, Fabrizia Giuliani “si volta pagina verso l’Europa, una riforma di civiltà, libertà, che guarda al futuro”, opinione condivisa anche da Anna Paola Concia, già deputata democratica e attivista per i diritti degli omosessuali.