“Un po’ lo abbiamo smacchiato”. E’ il pensiero di Pier Luigi Bersani. Pensa a Berlusconi, è evidente. Il mezzo per ‘smacchiarlo’ sono state le elezioni politiche 2013: attraverso il 25% ottenuto dall’ex Presidente della Giunta regionale dell’Emilia-Romagna, Berlusconi non è più a Palazzo Chigi dove, al contrario, siede un dem, Matteo Renzi.
Un pensiero che lascia dubbi ed incertezze. Del resto Berlusconi, alle elezioni 2013, ha potuto contare ancora su un vasto elettorato e il suo parziale ridimensionamento politico è avvenuto attraverso una sentenza della magistratura. E nonostante tutto è ancora centrale nel dibattito politico odierno (si vedano i famosi incontri con Renzi che hanno dato vita al celeberrimo Patto del Nazareno, luogo della sede nazionale del Partito Democratico). Chi, al contrario, ha ridimensionato la propria partecipazione attiva alla politica italiana è stato proprio Pier Luigi Bersani.
L’ex segretario democratico, infatti, dopo l’elezione del Presidente della Repubblica si è dimesso dalla carica partitica e, contestualmente, si è messo in disparte, anche perché non è riuscito a formare un Governo di coalizione con forze extra sinistra (il Movimento 5 Stelle ha rifiutato di costituire un esecutivo assieme al Partito Democratico). Poi a gennaio il malore (un’emorragia subaracnoidea), quindi il ritorno in questi ultimi tempi: in questione ci sono una lunga serie di diritti dei lavoratori, primo fra tutti il famoso articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Bersani alza i toni: “Con il mio 25% Renzi sta governando. Io non ci sono al governo, mi va bene, non chiedo riconoscenza ma rispetto”. Quando, ospite del programma su La7 ‘Di Martedì’, Giovanni Floris gli chiede se l’area di sinistra dem possa costituire un nuovo gruppo parlamentare e quindi un nuovo partito, Bersani chiude subito all’ipotesi: “non esiste” una scissione. Tuttavia, continua l’ex Ministro dello Sviluppo Economico, “a Renzi consiglierei piuttosto di avere un rapporto un po’ più amichevole col suo partito. Capisco che inventarsi un nemico al giorno sia una tecnica comunicativa e che ora ci sono capitato io. Ma qui bisogna risolvere i problemi del paese”. Insomma, se non vi sono forti avversari fuori il centro sinistra, come quasi sempre accade, questi si nascono all’interno dello stesso schieramento.