Sondaggio Ixè per Agorà: gli italiani chiedono radicalità, difendono l’articolo 18 ma non i sindacati
Nella puntata del 26 settembre 2014 di Agorà, andata in onda su Rai 3, il sondaggista Weber ha presentato i dati del sondaggio settimanale del suo Istituto Ixè.
La prima slide che è stata mostrata nella trasmissione televisiva evidenzia che una larghissima maggioranza dell’85% degli italiani condivide l’affermazione del presidente del consiglio Matteo Renzi: “In Italia serve un cambiamento violento”.
Moltissimi, concordando con il premier, chiedono radicalità, ma a fidarsi del Governo è poco meno della metà degli italiani, il 47% per la precisione, con un consenso in lieve logoramento anche per Renzi, che riscuote molta o abbastanza fiducia dal 48% (-2) degli intervistati. Il calo tuttavia, come si può notare nella grafica qua sotto, riguarda in egual misura tutti gli esponenti politici, che diminuiscono dell’1% rispetto alla rilevazione della settimana precedente.
Si è visto quindi che gli italiani mostrano un’esigenza di radicalità, anche se circa la metà di essi non crede che Renzi riuscirà a incarnarla adeguatamente. Infatti, come commentava in studio la sindacalista Vera Lamonica della segreteria nazionale CGIL, occorre capire cosa sia il cambiamento e in quale direzione imprimerlo, perché il dato del sondaggio rappresenterebbe un sentimento piuttosto vago. Vera Lamonica ha rivendicato l’operato del sindacato in questi anni, affermando di aver contestato gli interventi normativi che hanno esteso la precarietà nel mondo del lavoro, di aver intercettato l’esigenza di cambiamento nel paese e di aver offerto una risposta alla crisi con proposte di estensione dei diritti. Questo anche per evitare che una certa retorica dell’uguaglianza si trasformi in un declassamento “in serie B” anziché in un ampliamento dei diritti stessi per chi non ne ha.
Se da un quesito si evince che un’ampia maggioranza del 65% degli italiani è contraria all’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori – che garantisce il reintegro al dipendente licenziato senza giusta causa – da un altro emerge un giudizio impietoso per i sindacati, percepiti come un ostacolo al cambiamento da due terzi degli italiani.
I due esiti sembrerebbero molto contraddittori, ma il sondaggista Weber ha osservato che per le considerazioni in merito alle riforme sul mercato del lavoro sarà più importante la valutazione complessiva delle misure e non tanto i singoli punti.
Veniamo dunque alle intenzioni di voto degli italiani al 26 settembre secondo i dati dell’Istituto Ixè. Il Partito Democratico si consolida al 40,5% (+0,1), idem per Forza Italia al 16% (+0,2%). Un iscritto al PD intervenuto in collegamento dalla sede provinciale del partito a Piacenza ha però mostrato le sue preoccupazioni, perché se ad un maggiore consenso non corrisponde un aumento del numero degli iscritti la democraticità interna rischia di venire soppiantata da logiche verticistiche.
Lieve calo per il M5S stimato al 20,2% (-0,3), per Fratelli D’Italia al 2,9% (-0,2) e anche per la Lega Nord al 7,8% (-0,1) che tuttavia è l’unica forza politica che espande il proprio bacino elettorale rispetto alle consultazioni europee di maggio. Il Nuovo Centro Destra appare in ripresa, con il 2,4% dei consensi (+0,3) e Scelta Civica cresce di un punto decimale raggiungendo l’1% dei voti potenziali. Invece si riscontra una piccola diminuzione per l’UDC all’1,8% (-0,2) e SEL al 2,3% (-0,1); invariato il Partito della Rifondazione Comunista che porterebbe a casa l’1,1% dei consensi.
Tuttavia, sottolinea Weber, un terzo degli italiani sta fuori da questi giochi e non esprime alcuna scelta di voto. Quello che preoccupa – avvisa il sondaggista – è che si tratta della parte “che soffre maggiormente”.