Battista l’epurato del M5S parla del movimento di Grillo. Lorenzo Battista, parlamentare eletto con il MoVimento Cinque Stelle ed espulso febbraio di quest’anno è ora entrato nel Gruppo delle Autonomie (Svp e Psi) dopo un lungo periodo passato nel gruppo misto; intervistato dal Corriere della Sera si lascia andare ed esprime tutto il suo pensiero in merito alla guida e alla gestione del movimento guidato da Beppe Grillo.
Battista in un’intervista al Corriere dichiara di essere entrato nel gruppo delle autonomie “Per rappresentare la mia regione, il Friuli Venezia Giulia, a statuto speciale” e subito interrogato in merito al palese cambio di bandiera, considerando che il movimento per le autonomie appoggia il governo Renzi, si giustifica criticando la linea intransigente del M5S. “Voterò in linea con il gruppo, sì, sono in maggioranza. Io penso che, dopo un anno e mezzo, se uno ha un minimo di buon senso deve aver capito come funzionano le cose. Se vuoi i risultati devi cercare il dialogo. Non continuare con i proclami, per dire “ho proposto questo, me l’hanno respinto, ma era una buona idea”.
Il parlamentare dichiara quindi di non condividere un tipo di opposizione violenta incentrata sulla critica selvaggia dell’avversario. Rispetto all’assenza del ‘vincolo di mandato’, principio sancito dall’articolo 67 Costituzione ma fortemente criticato da Grillo, Battista (che proprio a causa della sua disobbedienza è stato cacciato dal movimento) oppone la carenza all’interno del movimento di regole precise nella gestione del partito: “Ma partiamo dall’Articolo 49, sui partiti: che il Movimento si sforzi di avere delle norme democratiche al suo interno. Il M5S rifiuta i soldi dal finanziamento pubblico, ma non ne avrebbe neanche i requisiti. Dov’è uno statuto chiaro da partito, dove il collegio dei probiviri?”.
Battista d’altro canto sembra appoggiare in tutto e per tutto il governo Renzi, ritenendolo come l’unica possibile soluzione e ritenendo impensabile un ritorno alle urne: “Non credo che il voto risolva niente. Ci vuole una legge elettorale che dia stabilità. Ci vuole un governo che duri cinque anni. Anche se si votasse, vincerebbe Renzi. Chi, se no? Alfano, Berlusconi o Grillo con le loro percentuali? Grillo al 51% non ci arriverà mai, non ripeterà neanche il risultato delle Politiche”. L’adesione del parlamentare friulano al governo Renzi sposa anche la linea espressa dal governo sull’articolo 18: “Il mondo del lavoro è cambiato, non credo si possa lasciare l’articolo 18 tout court. Ma non è la misura principale: serve diminuire il costo del lavoro, agire sul fisco».