Elezioni in Ucraina: un mese alla vittoria di Poroschenko
Mancano 30 giorni alle elezioni in Ucraina. Prima le proteste di Maidan Nazalezhnosti e la cacciata di Yanukovich, poi la perdita della Crimea e la guerra nel Dombas: il movimento nazionalista ed europeista che ha guidato l’Ucraina verso una nuova fase si è fatto carico di grosse responsabilità, innanzitutto in termini di vite umane. Quelle stesse forze politiche che hanno convinto la parte più occidentale e occidentalista del paese a mettere in discussione un sistema in piedi sin dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica adesso hanno un’occasione storica.
Nonostante l’attuale governo ucraino sia espressione di questo nuovo corso, il parlamento di Kiev è ancora quello di Yanukovich, cioè rappresenta un paese che non esiste più. Tuttavia gli ucraini hanno già avuto modo di eleggere un nuovo Presidente della Repubblica: Petro Poroschenko, in carica da poco più di 100 giorni, è pronto a plasmare il Parlamento a sua immagine e somiglianza.
Almeno questo è il risultato dei recenti sondaggi effettuati dal Kiev International Institute of Sociology e dal Center for Social and Marketing Research (SOCIS). Se si andasse oggi alle urne il “blocco” di Petro Poroschenko, al cui interno è presente anche UDAR la formazione del Sindaco di Kiev Vitaly Klitshko, si attesterebbe intorno al 41,5% delle preferenze. La seconda forza più rappresentata della Rada suprema sarebbe il partito radicale di Oleh Lyashko al 13,5%. Da rilevare come il partito del primo ministro Yatseniuk nelle proiezioni resti fermo al 6%, mentre l’ultra destra di Svoboda sembra destinata ai margini dalla Camera unica con il 4,5%.
È quasi certo che non riusciranno a conquistare seggi né i comunisti né il Partito delle Regioni, fu il partito di Yanukovich, che al momento conta 188 deputati su 444. Naturalmente i sondaggi sarebbero molto diversi se tenessero conto dei voti della Crimea, ormai Federazione Russa, e di quelli del Dombas: la guerra ha impedito di raccogliere i dati dove tradizionalmente proprio comunisti e Partito delle Regioni vanno per la maggiore.