Il 5 ottobre il Brasile eleggerà il suo nuovo presidente. I sondaggi raccontano di un testa a testa come non si vedeva da tempo. Prima l’improvvisa ed esplosiva entrata in scena di Marina Silva, del Partito Socialista Brasiliano, capace in poche settimane di scalare i sondaggi. Poi il recupero di Dilma Rousseff, presidente in carica ed esponente principale del Partito dei Lavoratori.
I numeri danno le due donne molto vicine. Aécio Neves, candidato del Partito Socialdemocratico, farà da comparsa ma il suo bottino di voti peserà al secondo turno. Verosimilmente infatti si andrà al ballottaggio. È probabile che Dilma Rousseff riesca a prendere più voti di Marina Silva, ma comunque non abbastanza da superare la soglia del 50 per cento. Il secondo turno metterà le due sfidanti l’una di fronte all’altra.
Rousseff, che insegue il secondo mandato presidenziale, ha dalla sua l’apparato: ciò significa più spazi in televisione, una macchina elettorale oliata ed esperta, molti più fondi per la campagna. Il Partito dei Lavoratori governa il Brasile dal 2002 e, grazie soprattutto all’ex presidente Lula, ha lasciato tra la popolazione un’impronta fortissima. Il voto della fetta di brasiliani che vive al di sotto della classe media (una trentina di milioni di persone) peserà molto e a oggi sembra destinato a prendere la strada che porta alla rielezione di Rousseff, la quale ha accusato Marina Silva di voler abolire quella Bolsa Família che assicura sussidi alle famiglie più povere.
Photo by Marina Silva – CC BY 2.0
Marina Silva ha una storia completamente diversa, a partire da un’infanzia segnata proprio dalla povertà. Ha lavorato come cameriera. È di colore. Ha imparato a leggere solo a 16 anni. Icona dell’ambientalismo e riferimento per la comunità evangelica, si è presentata come la donna che vuole estirpare la corruzione, l’inefficienza e il mal governo, rimettendo in sesto l’economia del paese senza tagliare i programmi di welfare, Bolsa Família in testa.
Resta però anche una figura enigmatica, come ha scritto la BBC. Tante le etichette che le sono state appiccate addosso di volta in volta: da sognatrice a idealista. Chi la critica però vede in lei una donna più scaltra di ciò che vuole far apparire, una donna che sa fiutare il vento e allo stesso tempo incapace di trasformare in realtà le proprie proposte. Rousseff la accusa soprattutto di questo: non avere sufficiente esperienza e competenza per governare un paese grande, complesso e contraddittorio come è il Brasile.
Agli investitori stranieri però una vittoria di Marina Silva non dispiacerebbe. La candidata del Partito Socialista Brasiliano ha annunciato di voler riavvicinare il Brasile agli Stati Uniti, ad esempio. Inoltre le politiche economiche di Rousseff (segnate da una decisa presenza statale) non godono di apprezzamento fuori dal paese: non a caso quando i sondaggi davano la presidente in discesa la borsa saliva, e viceversa. Marina Silva ha annunciato politiche ambientaliste e una presenza minore dello stato nell’economia brasiliana.
Se, come appare quasi certo, il voto di domenica prossima in Brasile non avrà un vincitore con oltre il 50 per cento dei voti, le due sfidanti avranno tre settimane di tempo prima del ballottaggio. Marina Silva e Dilma Rousseff si giocheranno tutto lì.
Immagine in evidenza: photo by Mike Vondran – CC BY 2.0