Jobs Act, i sindacati non trovano l’accordo ma vanno avanti nella difesa dell’articolo 18
Mentre in questi minuti, al Nazzareno, Matteo Renzi cerca di scongiurare una scissione, convincendo la minoranza del Pd a votare a favore del disegno del governo in materia di Jobs Act, i sindacati si sono incontrati questo pomeriggio per discutere delle mobilitazioni in difesa dell’articolo 18.
I SINDACATI ASPETTANO – L’incontro tra Cgil, Cisl e Uil in quel di via Po, a Roma, si è concluso con un nulla di fatto. In sostanza, i tre corpi intermedi non hanno ancora trovato un accordo sul da farsi, pur condividendo una piattaforma comune. “C’è stata una buona discussione, molto utile e molto interessante”, ha affermato la leader della Cgil Camusso, al termine della riunione, durata circa tre ore. Tutto rimandato al 6 ottobre, dunque, attendendo l’evoluzione del quadro politico.
LA CGIL MINACCIA LO SCIOPERO IN CASO DI DECRETO – Di tutte le sigle sindacali, quella che maggiormente sta sul piede di guerra è la Cgil, che ha minacciato lo sciopero per il 25 ottobre qualora vi fosse un’accelerazione dell’iter parlamentare, attraverso l’adozione di un decreto. Più caute, invece, le posizioni di Cisl e Uil, che si dicono disposte ad una mediazione, attendendo che l’esecutivo assumi una linea definitiva.
LE REPLICHE A MATTEO RENZI – Intercettati dai giornalisti, poi, i leader sindacali replicano a quanto affermato ieri sera da Matteo Renzi durante l’intervista a Fabio Fazio nella trasmissione Che tempo che fa. “Renzi non conosce neanche la Costituzione, noi siamo una organizzazione di tendenza”, ha affermato il segretario della Uil Luigi Angeletti, alludendo al fatto che per i sindacati non è applicabile l’articolo 18. Sempre Angeletti, poi, liquida con una battuta l’idea del premier di consultare direttamente i lavoratori per la riforma, bypassando i corpi intermedi: “Mi immagino voglia parlare con 17 milioni di lavoratori dipendenti, ci vorrà un po’ di tempo visto che non vuole parlare con chi li rappresenta”.
Neanche Susanna Camusso, segretaria della Cgil, le manda a dire all’ex sindaco di Firenze: “Ha detto ieri sera una cosa che non era mai stata detta in questo Paese: il punto è la garanzia alle imprese della libertà di licenziare. Questo mi sembra il punto su cui bisogna concentrarci”. “Si può fare propaganda o fare un ragionamento serio – ha continuato Camusso – ma non mi pare che ci sia né nella legge delega né nelle parole del presidente del Consiglio l’intenzione seria di ridurre il precariato”.
Alessandro De Luca