Mar Caspio alla svolta strategica
Un mare che è anche lago, un lago che è anche mare, il Caspio è entrambe le cose, più propriamente nessuna delle due. In alcune parti la salinità è quasi nulla, soprattutto in prossimità del bacino del fiume Volga, in altre invece molto elevata, a causa della massiccia evaporazione. Per l’elevata estensione dello specchio d’acqua, 371mila chilometri quadrati, già i romani usarono la dizione di “Mare”. Attualmente, eredi di precedenti contratti, la Russia e l’Iran, non gli riconoscono tale status. Per motivi legati allo sfruttamento dei suoi giacimenti di metano e petrolio, le repubbliche ex-sovietiche sorte sulle sue sponde, Azerbaijan, Turkmenistan e Kazakistan, insistono per il suo riconoscimento.
Tali risorse sono variamente stimate, anche se è stato ipotizzato che rappresentino uno dei più consistenti depositi al mondo, in particolare petroliferi, insieme a quelli del Mar del Nord. Secondo gli esperti, le riserve di petrolio accertate nella regione ammontano a 48 miliardi di barili e le riserve di gas naturale superano gli 8 miliardi di metri cubi. Secondo le previsioni della società russa Lukoil, entro il 2020 la produzione di petrolio nel Mar Caspio potrà raggiungere i 200 milioni di tonnellate e quella del gas naturale i 270 miliardi di metri cubi.
Il Kazakistan, 1900 chilometri di costa, è interessato all’estrazione “offshore” per questo chiede l’applicazione del “diritto del mare”, la Russia ne sostiene il carattere lacustre e quindi giudica inapplicabili le convenzioni ONU sullo sfruttamento dei giacimenti in mare. Tale posizione di certo ha alimentato lo scontro con Baku (condivide gli interessi di Astana) in freddo con Mosca anche per la questione del Nagorno-Karabakh, regione contesa tra Azerbaijan e Armenia, appoggiata dalla Russia. Per altri versi, l’irrisolto status del Caspio ha complicato i rapporti dell’Azerbaijan e del Turkmenistan anche con l’Iran.
I rapporti nel mondo post sovietico soffrono della mancanza di un’entità sovranazionale in cui ritrovarsi, in cui riconoscersi per risolvere controversie di questo genere. L’Unione doganale voluta da Putin ha ancora molta strada da fare, ma presto potrebbe riempire tale vuoto. L’incontro dei “Caspian five” è da leggere in tale senso. Per la quarta volta i presidenti dei 5 paesi che si affacciano sul Caspio si sono incontrati.
Da 18 anni si discute dello status del Mare/Lago, questa volta però i capi di stato sono decisi ad abbozzare un progetto di convenzione che non risolva solo questo punto. In ballo ci sono la delimitazione delle zone di pesca (90 per cento della popolazione mondiale di storioni), la costruzione di gasdotti, il contrasto al contrabbando, al narcotraffico e al terrorismo.
Inoltre è necessario accordarsi prima che le pretese degli Usa, della Gran Bretagna, della Francia e della Cina sortiscano qualche effetto, approfittando della mancanza di una Convenzione generale, sullo sfruttamento delle risorse.
Come sostenuto dal presidente russo Putin, alla chiusura del vertice nella serata di ieri, tutte le parti sono rimaste soddisfatte: “abbiamo concordato una dichiarazione politica nella quale, per la prima volta, sono fissati i principi fondamentali della cooperazione sul Caspio dei cinque paesi. Gli accordi raggiunti corrispondono agli interessi a lungo termine di tutte le parti. Siamo riconoscenti ai partner per la disponibilità e la capacità di trovare compromessi necessari ed accettabili”.
Pare che le difficoltà principali siano state definitivamente superate e si sia avviato un percorso di stretto partenariato strategico e intensa cooperazione economica nonostante non sia stato stipulato un accordo generale. La maggior parte delle controversie sono state risolte da accordi bilaterali e trilaterali.
Da notare la costruttiva posizione dell’Azerbaijan che, per bocca del presidente Aliev, ha voluto mettere in risalto “l’importanza degli accordi bilaterali tra la Repubblica dell’Azerbaigian e la Repubblica del Kazakhstan, tra la Repubblica dell’Azerbaigian e la Federazione Russa, tra la Russia e il Kazakhstan, nonché dell’accordo trilaterale sulla delimitazione del fondo del Mar Caspio (tra Russia, Kazakistan e Azerbaijan, ndr). Questi accordi svolgono un ruolo importante per la regolazione universale dello status giuridico del Caspio. L’Azerbaigian ritiene che i principi posti a base di questi accordi possano servire da buona base per il raggiungimento tra tutti gli stati caspici degli accordi sulla delimitazione del fondo”.
D’altra parte tutti i capi di stato si sono trovati concordi nel rifiutare ogni installazione militare “straniera” nel Bacino.