La situazione economica del Paese è più importante dei parametri. Questo è il forte messaggio lanciato dalla Francia che, sfidando l’Unione Europea, dichiara di non voler adottare nuovi tagli per centrare gli obiettivi fissati in sede comunitaria.
RIENTRO TRA TRE ANNI – Nella legge di bilancio per il 2015 il governo transalpino prevede un deficit 2014 al -4.4%, con una leggera riduzione per il 2015 (-4.3%), leggermente più marcata per l’anno successivo (-3.8%). Il rientro nei parametri comunitari dovrebbe avvenire solo nel 2017, con un deficit previsto al -2.8%. Una strategia completamente diversa rispetto ai precedenti impegni con cui Parigi prometteva di scendere sotto il 3% già a partire da quest’anno. Tempi lunghi anche per il pareggio di bilancio, inizialmente previsto per il 2017 ed ora slittato al 2019.
SITUAZIONE ECONOMICA – La spiegazione arriva direttamente dal ministro delle Finanze francese, Michel Sapin: “”Abbiamo preso la decisione di adattare il passo di riduzione del deficit alla situazione economica del paese”. Ma aggiunge: “La nostra politica economica non sta cambiando, ma il deficit sarà ridotto più lentamente del previsto a causa delle circostanze economiche”.
SFORZI – Nel comunicato Sapin sottolinea anche che “nessun ulteriore sforzo sarà richiesto alla Francia, perché il governo – assumendosi la responsabilità di bilancio di rimettere sulla giusta strada il paese – respinge l’austerità”. D’altronde lo stesso ministro aveva già preannunciato l’impossibilità di centrare l’obiettivo del 3% da subito, anche in virtù di una crescita lenta, prevista all’1% per il prossimo anno. Sapin inoltre rilancia, ricordando lo sforzo senza precedenti attuato dal governo, con un taglio della spesa pubblica di 50 miliardi entro il 2017.
DEBITO – La Francia ha appena superato il tetto dei 2 mila miliardi di debito, con un rapporto sul pil pari al 95.1%, con un aumento previsto al 98% per il 2016, prima di iniziare a scendere. Il taglio della spesa procederà nel 2015 con altri 7.7 miliardi di risparmio, con un calo dello 0.4% in rapporto al Pil, con un altro 1.6% di calo previsto nel biennio successivo, passando dall’attuale 56.5% al 54.5%.