Khodorkovsky: non c’è Russia senza Putin
Mikhail Khodorkovsky è tornato. L’ex magnate del petrolio poco tempo fa ha annunciato la rinascita del progetto “Russia Aperta”: il movimento politico, che si proponeva come piattaforma di supporto a organizzazioni civiche, aveva chiuso i battenti tre anni dopo il suo arresto.
Era il 25 Ottobre del 2003, quel giorno scattarono le manette per l’ex proprietario del gigante petrolifero Yukos. All’indomani della condanna a 9 anni di carcere per frode fiscale, avvenuta nel 2005, la società perse gran parte del suo valore in borsa e finì in bancarotta, infine i suoi assets più importanti vennero rilevati dalla Rosneft, la società petrolifera di stato.
Nel 2010 arrivarono anche le condanne per appropriazione indebita e riciclaggio di denaro. Sarebbe dovuto rimanere in una prigione siberiana fino al 2017, ma nel 2013 un’amnistia gli permise di essere scarcerato. Da allora vive in Germania. Amnesty International lo considerava un “prigioniero di coscienza”, rilevando che il suo era stato un processo politico. Khodorkovsky era diventato molto influente e più volte aveva denunciato la corruzione dilagante in Russia: ha sempre rifiutato di dichiararsi colpevole dei reati ascrittigli. Tuttavia anche la Russia che si oppone a Putin non ha mai nascosto la diffidenza nei confronti dell’oligarca arricchitosi, come quelli che criticava, nel Far West post dissoluzione dell’Urss.
Khodorkovsky intervistato da Jill Dougherty, storica corrispondente da Mosca per la Cnn, ha detto che, per quanto possibile, cerca di mantenersi alla larga dalla politica russa. Non ha comunque fatto mancare a Putin le sue critiche sulla situazione in Ucraina: il Presidente russo sta ignorando “le sfide globali e strategiche” che il paese dovrebbe affrontare “usando il suo incarico per vendicare rancori personali”.
Adesso, con il suo rinnovato movimento, Khodorkovsky vorrebbe unire i russi con una “mentalità europea”: per lui rappresentano almeno il 12% della popolazione.
Tuttavia l’ex oligarca non nega che le possibilità di cambiamento della Russia al momento siano ridotte al lumicino: decine di migliaia di persone protestarono pubblicamente contro i risultati di elezioni parlamentari macchiate dal sospetto di frodi e brogli tra il 2011 e il 2012,. Anche a Settembre Mosca e altre grandi città sono state attraversate da cortei contrari all’intervento in Ucraina: ma il numero di voci critiche in questi anni è stato ridotto al minimo.
A pesare nuove leggi sull’espressione del dissenso, provvedimenti elettorali restrittivi, giro di vite sulle organizzazioni che ricevono finanziamenti dall’estero. Ma anche – è lo stesso oligarca a dirlo – la fioritura del mercato petrolifero e il conseguente aumento dei redditi medi dei russi, oltre all’impennata dei conti in banca dei manager delle aziende di stato del settore.
In pratica non è nemmeno da prendere in considerazione l’eventualità che l’opposizione vinca alla tornata del 2016.
Khodorkovsky aggiunge che c’è il 10% di possibilità che Putin esca dalla scena politica russa nel giro di due anni “ma dovrebbe commettere un grosso errore e per ora non ne ha fatti”. L’ex oligarca da parte sua è convinto che ci siano il 90% di possibilità che l’era Putin si esaurisca nel giro di una ventina d’anni: “ma quando se ne andrà, non se ne andrà in modo democratico” ha aggiunto.
Sarà lei a raccogliere i cocci di quel che resterà? “Spero si trovi qualcun altro, di solito chi guida transizioni come queste poi finisce in galera, io ne ho avuto abbastanza”.