Sì alle riforme, no a tutto il resto. L’opposizione responsabile di Forza Italia è stata confermata dallo stesso presidente Berlusconi, durante l’ufficio di presidenza del partito, che si è tenuto stamattina a Palazzo Grazioli.
SÌ ALLE RIFORME PER NON RIMANERE EMARGINATI – L’ex Cavaliere rilancia, innanzitutto, la partecipazione degli azzurri alle riforme istituzionali: «Il partito collabora alle riforme – ha affermato Berlusconi – ma per tutto il resto resta all’opposizione». Il rischio, a detta del patron di Mediaset, è quello di rimanere esclusi dal processo decisionale: «al Senato siamo al 18% e alla Camera all’11%, se ci sfiliamo le riforme se le fanno da soli, magari in modo che ci penalizzino», ha dichiarato l’ex premier. Berlusconi, poi, è tornato sulla piena legittimità del Patto del Nazareno, sottolineando di aver ricevuto dal partito il mandato per trattare con Matteo Renzi.
“SIAMO, COMUNQUE, ALL’OPPOSIZIONE” – Il dialogo sulle riforme, però, non cambia la posizione politica di Forza Italia, che resta all’opposizione «in particolare sui temi dell’economia, dell’immigrazione e del lavoro». Detto altrimenti: i berlusconiani non faranno da stampella a Renzi nell’ambito della riforma del mercato del lavoro. A confermare la linea, poi, anche il capogruppo degli azzurri a Palazzo Madama Paolo Romani, che ha dichiarato: «Sulla modifica dell’art. 18 non c’è mai stata l’ipotesi del soccorso azzurro. Noi siamo all’opposizione».
NO A ROTTAMAZIONE E PRIMARIE – Insieme all’«opposizione responsabile», centrale, in questa riunione, è stato il tema del rinnovamento interno. L’ex premier dice no alla rottamazione, dichiarando: «Io non intendo rottamare nessuno, anzi, ho grande stima e rinnovo la fiducia alla dirigenza e ai parlamentari di Forza Italia». Per ritornare a far breccia nel cuore degli italiani, quindi, Berlusconi avanza l’idea di inglobare anche quei comitati e club che, oggi, sono esterni al partito, ricostruendo l’alleanza con Fratelli d’Italia e Lega Nord, ma non con il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano che, secondo Paolo Romani, avrebbe «una politica del doppio forno». Se c’è il sì alle istanze di rinnovamento interno, non si può dire altrettanto della questione primarie. L’ex premier ha, infatti, avanzato due perplessità, in merito a questo strumento di selezione dei candidati: da un lato si prefigura il rischio di impasse nell’individuazione dei nomi, dall’altro quello di una manipolazione delle competizioni.
LA QUERELLE CON FITTO – A tenere banco, poi, c’è stata la querelle tra Berlusconi e Raffaele Fitto, che ha votato contro il documento dell’ex premier. Tra i due, i toni sarebbero stati tutt’altro che amichevoli: «Ci fai perdere il 3-4% dei voti – avrebbe detto Berlusconi, aggiungendo – Se vuoi vieni a parlare direttamente con me, ma non andare in tv a parlare contro il partito». «Tu sei figlio di un vecchio democristiano, FI è un’altra cosa, non c’è spazio per certi comportamenti», avrebbe proseguito, rinfrescando la memoria a Fitto sulla sorte di chi, qualche anno fa, lo aveva criticato come lui. Fitto, dunque, tagliando corto avrebbe detto: «Io finisco qui che è meglio».
Alessandro De Luca