De Magistris, Why not?
Nel linguaggio comune, spesso, il sindaco è detto primo cittadino. Questa locuzione, assai suggestiva, è particolarmente efficace. Il sindaco, nell’immaginario collettivo, personifica la comunità che lo ha eletto. Il dott. Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, nei giorni scorsi ha riportato una condanna penale, in primo grado, per la quale troverebbe applicazione la legge cosiddetta ‘Severino’, una norma di (contestata) natura amministrativa che prevede, tra l’altro, la sospensione dalla carica di sindaco, per un determinato periodo, anche nel caso della condanna di primo grado e, dunque, suscettibile di essere rivista negli ulteriori eventuali gradi di giudizio, comminata al dott. De Magistris.
La reazione che il sindaco di Napoli ha avuto, a fronte della condanna e delle possibili conseguenze, è stata sorprendente. Il dott. De Magistris, già magistrato, ha mosso critiche ed inviti pesanti nei confronti dei giudici ed ha annunciato l’intenzione di non dimettersi, motivandola pubblicamente sul suo consenso elettorale, sull’ingiustizia (supposta) della legge ‘Severino’ e sulla certezza che la sua innocenza verrà accertata dai giudici di appello. Ancora a fronte del provvedimento di sospensione il sindaco ha dichiarato che la democrazia, in Italia, sarebbe a rischio.
Una città come Napoli, particolarmente in questi giorni, avrebbe bisogno di riconciliarsi con lo Stato, di credere nelle istituzioni e nel rispetto delle norme. Il fatto che il sindaco De Magistris, appellandosi al proprio consenso elettorale, attacchi i giudici aspramente e dichiari di sentirsi vittima della legge, da lui ritenuta ingiusta, non pare opportuno.
L’ordinamento offre a tutti noi gli strumenti per far valere la nostra innocenza così come per impugnare davanti al giudice naturale i provvedimenti amministrativi ritenuti illegittimi. Non sono lontani i tempi in cui De Magistris denunciava l’insofferenza del mondo politico al controllo di legalità della magistratura e lodava il fatto che questa applichi la legge in maniera uguale per tutti. Oggi che la magistratura si è espressa (non definitivamente) in maniera sfavorevole al sindaco di Napoli e che, in conseguenza di ciò, una norma di legge metta lo stesso in condizione di essere sospeso dalla carica, cosa è cambiato?
La legge si deve applicare in maniera uguale per tutti, in ogni caso, oppure no? E se no, dott. De Magistris, Why not?