“Il PdR, il Pd di Renzi? Il partito personale non crea iscritti”. A rinfocolare la polemica sugli iscritti del PD è Ugo Sposetti, ex tesoriere dei DS ed oggi senatore del PD, intervistato da ‘Repubblica’.
LE COLPE DEI DIRIGENTI – Per Sposetti le colpe della situazione attuale sono degli attuali dirigenti: “A me fa pure male saperlo, mi dà sofferenza. Ma la responsabilità è evidentemente di chi dirige. E comunque il Pd non è più un partito”. Ciò che lascia particolarmente perplesso l’ex tesoriere è l’atteggiamento dei dirigenti nei confronti del dissenso: “Non resta più niente se, ad esempio, uno esprime dissenso come hanno fatto alcuni dirigenti nell’ultima Direzione del Pd sull’articolo 18, e chi dovrebbe tenere insieme tutti, fa attacchi abbastanza volgari. Ecco quindi che un partito non diventa più una comunità: è un’altra cosa. È come se in una famiglia uno non potesse esprimere più un pensiero che … pah, gli arriva uno schiaffone”.
I RENZIANI MINIMIZZANO – L’ala renziana minimizza i dati riguardo al calo degli iscritti, parlando di una ‘nuova fase’. L’europarlamentare Simona Bonafé è chiara: “Penso che oggi abbiamo davanti una realtà del partito molto diverso dal passato. Non dobbiamo ricostruire un partito di novecentesca memoria ma adeguarlo alla realtà che sta cambiando. Per questo non vedo come un problema quello del numero di iscritti anche se credo che raggiungeremo tranquillamente in breve la quota di altri 300 mila tesserati”. E fissa le nuove prospettive del PD: “Penso piuttosto – ha aggiunto – a un partito che sappia aprirsi alle tante competenze che ci sono nella società e che dia la possibilità anche a chi non è tesserato di partecipare alla vita del partito. Una realtà che magari ha un pò meno iscritti ma che poi è presente nella società e da un contributo alle nuove dinamiche.