Jobs Act, l’opinione di Squinzi: “No al Tfr in busta paga, più coraggio su art. 18”
“L’unico reale beneficiario di questa operazione sarebbe il fisco. Sparirebbero 10-12 miliardi per le piccole imprese. Se questa è la strada la risposta è semplice. E’ no”. Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, si oppone con durezza all’ipotesi formulata dal premier Matteo Renzi di inserire il Tfr in busta paga.
MANO TESA – Nonostante il secco niet sul Tfr, Squinzi resta aperto al dialogo: “Deve esserci un luogo in cui ci si guarda in faccia e si decide, sarebbe auspicabile insieme”. E aggiunge: “è urgente lavorare insieme a grandi progetti Paese”, puntando su “dieci idee, non di più, dieci grandi progetti”. Da par suo, Confindustria è pronta a “una grande intesa tra pubblico e privato, con un accordo tra i grandi e i piccoli di eccellenza”.
ART. 18, SERVE CORAGGIO – Squinzi è intervenuto anche sul tema caldo dell’articolo 18, spronando Renzi ad avere ancora più coraggio di quello già dimostrato sino ad oggi con un atteggiamento determinato ed apprezzabile. Questo perchè non bisogna “regalare l’ultimo miglio alla paura”. Al tempo stesso, però, il presidente di Confindustria spiega che “non è una legge a creare occupazione. Sappiamo, però, che una legge malfatta i posti di lavoro può distruggerli o quantomeno impedire che l’investitore li costruisca”. L’obiettivo da raggiungere è rendere “più facile creare il lavoro e meno costoso quello stabile e di qualità”. Squinzi inoltre stoppa chi porta avanti la dicotomia tra imprenditori padroni e lavoratori deboli e senza protezioni, chiedendo a chi pensa ciò di fare “un corso di formazione nelle nostre fabbriche”.