Jobs Act, Bindi: “Renzi non è Gesù Cristo, Articolo 18 resti così per tutti”
La riforma del lavoro, alias il Jobs Act renziano, continua ad essere l’argomento più dibattuto nel mondo politico. Il ministro Poletti ha spiegato che entro mercoledì, giorno del vertice del lavoro europeo, va presa una decisione chiara e certa: “Ci sono i regolamenti parlamentari che non possiamo violare, ma mercoledì al vertice del lavoro europeo deve essere chiara la volontà del governo di voler fare le cose. Abbiamo la necessità di un’approvazione rapida e certa”.
Ma la riforma del lavoro è strettamente legata alla modifica dell’articolo 18. Nel Pd non tutti sono d’accordo sulla sua soppressione. Rosy Bindi, intervista da Sky Tg24, è tra questi. “Siccome Matteo Renzi non è Gesù Cristo, scegliere tra gli ‘apostolì e Matteo Renzi è un pò più complicato” risponde l’esponente Pd a chi gli chiede una scelta tra il premier e i protagonisti della manifestazione di ieri a piazza Santi Apostoli a Roma. “Io sto dalla parte -prosegue la presidente della commissione Antimafia- di chi ritiene che l’articolo 18 così come è nella versione che abbiamo modificato solo due anni fa non sia di impedimento alla crescita del Paese e sia una tutela e una garanzia importante per tutti i lavoratori, anche per i nuovi assunti, ai quali, proprio perchè dobbiamo estendere le tutele di tutti gli altri, non capisco perchè non dovremmo estendere una tutela che è legata alla dignità del lavoratore”. “L’indennizzo senza il reintegro rende il lavoro una merce e si dimentica che dietro il lavoro c’è il lavoratore, che è una persona, e che il lavoro non serve soltanto a procurarsi una retribuzione per la propria famiglia, ma serve soprattutto a dare il proprio contributo alla propria comunità. Penso che fin quando questo tema così importante è all’ordine del giorno dei lavori parlamentari si debba discutere di questo e non legare a questo operazioni politiche come le scissioni o la creazione di nuove formazioni politiche. Questa battaglia -conclude Bindi- la vorrei condurre e la vorrei vincere dentro il mio partito e soprattutto la vorrei vincere per i lavoratori”.
A difesa dell’articolo 18 si erge a sorpresa un imprenditore: Sandro De Poli, presidente e amministratore delegato della General Electric Italia. “Se l’articolo 18 fosse un ostacolo agli investimenti in Italia, due anni fa non avremmo comprato l’Avio. Non abbiamo mai pensato che quella norma fosse un impedimento alle nostre attività – spiega De Poli in un’intervista a Repubblica – “Però chi ha detto che è un totem ha assolutamente ragione. Si pensa che difendendolo si difendano i posti di lavoro ma se un’azienda va male il posto di lavoro lo si perde lo stesso”.
Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, intervista da Libero, chiede invece a Renzi di non scaricare tutte le colpe sui sindacati: “Tutti devono cambiare, non solo il sindacato. Ma il fatto che chi governa oggi scarichi per puro opportunismo tutta la colpa sul sindacato mi sembra veramente un atto becero, offensivo anche della democrazia”.
Il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba, prova a rassicurare tutti: “Con il contratto di solidarietà espansiva si potranno fare riduzioni di orario per i lavoratori più anziani e contestualmente assumere giovani. E le aziende che sceglieranno questa strada saranno incentivate” spiega Bobba al Secolo XIX “Prevediamo una protezione universale, tuteliamo tutti i lavoratori a prescindere dalla condizione contrattuale di partenza. Non è un caso se mettiamo un miliardo e mezzo sugli ammortizzatori sociali”.