Da Parigi – “Un essere umano non è una merce”. Con questo slogan è tornata in scena, domenica 5 ottobre a Parigi (in contemporanea con l’evento parallelo di Bordeaux) la Manif pour Tous, arcinoto défilé di piazza contro il matrimonio e le adozioni per le coppie omosessuali, oggetto della legge del 2013 che porta il nome del Ministro della Giustizia Christiane Taubira. Il corteo della Manif pour Tous 2014 è partito da Porte Dauphine, passato per i quartieri più esclusivi del XVI arrondissement parigino per poi concludersi nei pressi della stazione Montparnasse, dove è stato allestito un palco con maxi-schermo.
Come sempre accade quando c’è di mezzo una manifestazione, si ripresenta puntale la ‘guerra dei numeri’ tra forze dell’ordine e organizzatori: mentre questi ultimi rivendicano ben 500 mila presenze da tutte le regioni dell’Esagono, la polizia ne conta ‘solo’ 70 mila. Nonostante la folla imponente che ha animato il grigio pomeriggio nella Ville Lumière, le stime dei responsabili della Manif sembrano piuttosto iperboliche.
Pur ribadendo il no alle nozze gay e richiedendo a gran voce l’abrogazione delle relative norme, l’ultima Manif pour Tous si è riversata in strada contro un nuovo nemico per la famiglia tradizionale: la cosiddetta ‘Gestation Pour Autrui’ (GPA), o più specificamente il fenomeno dell’utero in affitto, stigmatizzato in tandem con l’altrettanto odiata procreazione medicalmente assistita (PMA). Il dibattito sulla GPA in Francia si è riacceso in tempi recenti, in particolare da quando la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, lo scorso giugno, sanzionò il governo di Parigi per il mancato riconoscimento dei figli nati all’estero da ‘mère porteuse’, donna che concede il proprio corpo per una gravidanza a beneficio di single o coppie sterili.
Photo by Cécile Paradis
La polemica risale però già allo scorso anno, quando la ‘Circolare Taubira’ richiese la concessione di un certificato di nazionalità francese per i bebé in questione. Gli esponenti della Manif pour Tous hanno quindi sottolineato le incongruenze in seno al Partito Socialista al governo, i cui esponenti (tra cui il ministro per la famiglia Marisole Touraine, Martine Aubry e lo stesso primo ministro Manuel Valls) promettevano, al contrario, una levata di scudi contro la legalizzazione della GPA.
La guardasigilli Taubira è dunque tornata nel mirino del popolo della Manif, così come lo stesso Presidente della Repubblica François Hollande (definito ‘Nemico della Famiglia’) e il Ministro dell’Educazione nazionale Najat Vallaud-Belkacem, fresca di nomina dopo il rimpasto di governo del Valls II. Se l’inquilino dell’Eliseo, assieme al premier, è stato tirato in ballo per la riduzione dei contributi sociali alle famiglie e delle ore di congedo parentale (redistribuito ‘al ribasso’ tra entrambi i genitori), la nuova titolare di scuola e università è stata sonoramente fischiata per i suoi propositi di introdurre nei programmi scolastici il cosiddetto ‘ABCD dell’uguaglianza’, recentemente edulcorato e ribattezzato ‘Piano per l’uguaglianza’.
La ratio è quella di superare progressivamente ogni forma di stereotipo di genere e discriminazione tra i giovanissimi. NVB, icona femminista e campionessa dei diritti civili nel PS, sta diventando sempre di più il capro espiatorio di una sinistra francese percepita come portatrice dell’ideologia di genere, tesa a decostruire le fondamenta della socializzazione primaria appannaggio della famiglia.
Photo by Cecile Paradis
La piazza della Manif pour Tous si ritrova così ad esprimere la sua opposizione contro una Gauche ‘totalitaria’, anche attraverso simboli per nulla scelti a caso. In primis i colori: il trittico cromatico della bandiera francese è ben rappresentato dal bianco, dal blu e dal rosa acceso delle bandiere, laddove questi ultimi costituiscono altresì metafora delle differenze maschio-femmina tanto “invise” ai socialisti.
La contestazione si svolge altresì per mezzo di striscioni e costumi: scritte contro Belkacem (“A scuola, si impara che un bambino è un bambino e che una bambina è una bambina”), Hollande (frequenti riferimenti ai ‘Senza Denti’, presunto epiteto usato in privato da M. le Président per indicare i poveri, stando al best seller della sua ex Trierweiler) e i provvedimenti Taubira (“Un figlio non ha prezzo”, “Una legge si può abrogare”).
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I manifestanti, ripartiti secondo provenienza regionale, sfornano riferimenti storici e letterari per dire no ai “Progetti ignobili” dei loro governanti: dalla Croce di Lorena simbolo della Resistenza ai tanti improvvisati Gavroches, personaggio dei Miserabili di Victor Hugo. Il berretto rosa, poi, diventa il copricapo ufficiale dell’evento, quasi a scimmiottare il ‘Bonnet Rouge’simbolo della protesta agricola e fiscale nel nord della Francia. Non mancano citazioni contemporanee anti-sistema, come i volti mascherati alla Anonymous con tanto di carrelli e bebé a mo’ di prodotti supermarket, mentre sono più rari gli elementi più spiccatamente reazionari. Si nota solo un gruppo isolato di Crociati 2.0 e sporadici fan di Vladimir Putin, spauracchio del mondo gay nel Vecchio Continente: “Le sue leggi sugli omosessuali sono equilibrate: negano solo il proselitismo”, ci confida un partecipante con cappotto filo-russo.
Photo by Cécile Paradis
Più in generale, tuttavia, la sensazione è che la nuova Manif pour Tous sia un insieme più omogeneo e ‘rispettabile’ dei precedenti movimenti popolari anti-Hollande, a partire da quello del ‘Giorno della Collera’ lo scorso inverno, divenuto (in parte) raduno per corpuscoli neofascisti.
Al di là di diverse dichiarazioni a tinte forti, come taluni paragoni tra matrimonio gay e schiavitù, non si intravedono focolai estremisti entro il perimetro del corteo. Al contrario, la Manif è anche l’occasione per rimettere al centro dell’attenzione il destino dei cristiani in Medioriente, con la presenza dell’associazione Cristiani d’Oriente e di numerose bandiere siriane e irachene. Altro segno della ‘dédiabolisation’ degli anti-nozze gay è il ridimensionamento della vulcanica portavoce Frigide Barjot, un tempo arringatrice di folle oggi reinventatasi dialogatrice del gruppo ‘Famiglia Bio’, che denuncia la GPA senza negare diritti per gli omosessuali.
A proposito di personalità di rilievo, ancora una volta sono le divisioni politiche e le assenze tra le file della destra francese a tenere banco. Se per il Front National è la nipote d’arte Marion Maréchal-Le Pen a fare da portabandiera dei populisti alla Manif, l’UMP si spacca confermando la diversità di orientamenti tra i cavalli di razza del partito Alain Juppé e François Fillon, contrari all’annullamento del Mariage pour Tous, e i vari Laurent Wauquiez, Jean-Frédéric Poisson, Henri Guaino e Hervé Mariton, presenti al corteo. Quest’ultimo, candidato alla presidenza del partito in vista del voto di fine novembre, è uno dei più convinti propugnatori dell’abrogazione della Loi Taubira.
Abbiamo intrattenuto un breve colloquio con il deputato di origine algerina in un bistrot di Montparnasse, a margine della manifestazione: “Su questo tema bisogna essere chiari. Il mandato di François Hollande è stato contraddistinto da forti ambiguità. L’opposizione potrà vincere nel 2017 solo se saprà essere chiara sui grandi temi, a cominciare da questo”, ha esclamato Mariton in merito alle fratture intestine all’UMP.
Laddove riuscisse a conquistarne la leadership, Mariton si dice fiducioso per la ricerca di consenso nel partito sulla cancellazione della norma: “E’ possibile. Credo che si possa benissimo trovare una maggioranza su questa linea”.
Il nodo principale tra i neo-gollisti resta l’esitazione del ‘Conte di Montecristo’ della destra Nicolas Sarkozy, che nel corso della sua intervista-rentrée a France 2 lasciava intendere di non voler rimetter mano alle nozze gay una volta tornato al potere: “Penso che sia un peccato e anche un po’ triste. Non si fa politica per opportismo o per calcolo, preferirei un impegno più franco. [Sarkozy] si diverte a mobilitare attorno a sé personalità che hanno certe idee e altre che propendono per l’idea opposta. Laurent Wauquiez oggi è qui, altri nei giorni scorsi hanno espresso opinioni diverse. Non è così che si fa politica”.
Niccolò Inches
Twitter: @niccolink