Il punto su Ebola. Due guarigioni in Europa, una ad Amburgo e una in Francia, rischiarano l’orizzonte di un’epidemia che in Africa è ancora praticamente fuori controllo. Negli Stati Uniti invece il liberiano Thomas Duncan è ancora in condizioni critiche e potrebbe essere incriminato per non avere comunicato in aeroporto i suoi contatti con persone a rischio.
Intanto l’allarme per il virus dilaga su scala mondiale. A Newark si è verificata una scena da film: un volo proveniente da Bruxelles è stato accolto da agenti federali in tute anticontagio, dopo che un passeggero a bordo ha manifestato sintomi del virus. L’aereo è stato circondato e i passeggeri sono stati tenuti a bordo fino a che, già in cabina, il passeggero è stato totalmente isolato.
Alla Mecca, dove è cominciato l’annuale pellegrinaggio, sono stati mobilitati 22.000 medici addestrati per riconoscere i sintomi del virus e isolare gli eventuali casi sospetti.
I numeri dell’epidemia però continuano ad essere drammatici. Ebola sta flagellando l’Africa occidentale, dove finora – in Sierra Leone, Guinea, Liberia, Nigeria e Senegal – ha provocato 3.439 morti, secondo l’ultimo bilancio reso noto ieri dall’Oms.
Questo è il punto sull’epidemia, dunque. Un punto che non può che suscitare una riflessione, o meglio una constatazione. La seguente: nel mondo sono stati mobilitati ospedali, medici, sanitari che possono contare su attrezzature moderne, efficienti e capaci realmente di mantenere al sicuro gli operatori. In Africa tutto questo non c’è ancora, e probabilmente non ci sarà.
Alla Mecca ci sono 22.000 medici esperti e addestrati. Credo che i tre paesi più colpiti – Sierra Leone, Liberia, Guinea – non ne hanno nemmeno un decimo per fronteggiare l’epidemia in un area vastissima. E non ci sono auto, ambulanze, ospedali e tutto il resto.
Qualche giorno fa Peter Konteh, ministro della Sierra Leone, diceva che per fronteggiare l’epidemia nella sua regione originaria aveva a disposizione due medici per ogni centomila abitanti. Inutile fare commenti…
Immagine in evidenza: photo by Photo by DFID – UK Department for International Development – CC BY 2.0