E’ iniziato il percorso parlamentare del Def, il Documento di economia e finanza che racchiude le previsioni dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi sull’andamento economico dell’Italia e sull’agenda di riforme da realizzare nei prossimi anni, dalla revisione del fisco a quella elettorale, passando per le revisioni costituzionali su Senato e Titolo V. E intanto i sindacati danno un giudizio piuttosto negativo del documento. Parlando dinnanzi alle commissioni riunite di Bilancio di Camera e Senato, la Cgil parla di previsioni di economia e finanza “irrealistiche” e basate su una “crescita internazionale che le sostiene”. Ma loda il cambiamento delle politiche fiscali. Su questo punto è d’accordo anche il leader della Cisl, Raffaele Bonanni: “Ma registriamo che su fattori dello sviluppo praticamente non si dice nulla”.
“C’è un cambiamento, ma non la svolta che ritenevamo necessaria per il Paese”. Danilo Barbi, segretario confederale della Cgil, si esprime in questi termini parlando del Def. “Il Governo”, continua Barbi, “deve aprire una vera e propria vertenza con l’Europa. Il Fiscal Compact va rivisto da un governo che ha l’ambizione di una svolta. Il Def ripropone invece la trappola di una crescita affidata all’estero. Bisogna vedere però se gli altri Paesi vorranno comprarli i nostri prodotti”. La Cgil sottolinea poi che, sul pubblico impiego, l’ipotesi di blocco della contrattazione sarebbe deleterio: “Otto anni di blocco dei contratti è una cosa da economia di guerra”.
Per la Cisl il Def “appare un documento abbastanza prudente” sebbene “restano gli interrogativi sulle coperture” e non c’è certezza che gli interventi fiscali siano veramente strutturali. La spending review, infatti, non poggia su una strategia chiara e rischia di tradursi in nuovi tagli, ancora più pericolosi di quelli del passato. E’ poi “intollerabile”, aggiunge Bonanni, che il Def non preveda le risorse per il contratto della Pubblica amministrazione, mancano le tutele per i pensionati e le famiglie. Per il leader della Cisl: “Occorre un fisco più equo, semplice e trasparente”.
Per Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, con il Def “abbiamo preso la via giusta, ma bisogna percorrere ancora molti chilometri e il Governo deve essere molto più coerente rispetto alle cose che afferma e a quello che fa”. Pur riconoscendo che la riduzione delle tasse sul lavoro è la scelta più importante, Angeletti chiede di coinvolgere nella misura “quella parte di pensionati che hanno pensioni medio-basse e che sono stati ancora una volta esclusi” dagli sgravi fiscali.
Nella rassegna delle audizioni entrano anche le banche, per bocca del direttore generale dell’Abi (Associazione bancaria italiana) Giovanni Sabatini che parla di “un regime di incertezza che può anche disincentivare il flusso di capitali esteri”. In particolare per quanto riguarda l’aumento della tassazione sulle rendite, che passeranno al 26% per coprire i tagli Irap previsti dal governo, l’Abi sottolinea delle “anomalie”, innanzitutto per le differenze con i buoni postali. Di qui la conclusione di Sabatini: “per il settore bancario il 2014 è un anno particolarmente importante. L’attività delle banche non deve essere ostacolata da norme ingiuste e discriminatorie”.
La presa di posizione delle banche, commenta Delrio, lascia “allibiti” e il governo non intende accettare ricatti: “Sono allibito dalla dichiarazione delle banche, hanno ricevuto 1000 miliardi dalla Bce, non hanno trasferito agli imprenditori e alle famiglie quasi nulla. Dall’abbassamento dei tassi di interesse le banche hanno guadagnato tantissimo… Mi vengono a dire che per questa tassazione toglieranno il credito alle imprese? E’ un ricatto che non accetto”.
Alessandra Scolaro