Jobs Act e anticipazione Tfr potrebbero diventare un boomerang negativo per le piccole medie imprese italiane. “Con la riforma del lavoro e l’eventuale anticipazione del Tfr in busta paga, le Pmi rischiano di pagare più tasse e di mettere in crisi la propria tenuta finanziaria”. Ad affermarlo in una nota è il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi. Nelle ultime settimane, prosegue, “il dibattito sul Jobs Act si è concentrato quasi esclusivamente sulla riforma dell’ articolo 18. Poco o nulla, invece, si è discusso sulla revisione degli ammortizzatori sociali”.
Tra le altre cose, aggiunge, “il riordino delle misure di sostegno al reddito comporterebbe la graduale estinzione della cassa integrazione in deroga, attualmente coperta dalla fiscalità generale, che dovrebbe essere sostituita dal sistema della bilateralità o del Fondo residuale all’Inps. Ovviamente, questo nuovo sistema dovrebbe essere sostenuto economicamente anche dalle piccole aziende che, pertanto, subirebbero un incremento del carico contributivo“. È probabile, sottolinea ancora Bortolussi, “che l’attuale contributo sui licenziamenti dei lavoratori con un contratto a tempo indeterminato venga addirittura triplicato. Per un dipendente lasciato a casa per ragioni economiche, l’azienda dovrebbe versare all’Inps, in relazione all’anzianità lavorativa, da un minimo di 1.500 euro circa ad un massimo di 4.500 euro lordi. Se un imprenditore, suo malgrado, dovesse licenziare un dipendente perché l’attività va male e non ha più le risorse per assicurargli il posto di lavoro, dove troverebbe i soldi per alimentare l’Aspi? Inoltre, l’apprendistato è contrattualmente un rapporto di lavoro a tempo indeterminato“.