Napolitano ormai è un Presidente dimezzato. Le voci ricorrenti provenienti dal Colle più alto parlano di un uomo stanco, amareggiato dalla deposizione ai pm palermitani (28 ottobre). Perciò le voci di dimissioni ad inizio anno- quando andranno in porto legge elettorale, legge di stabilità e riforma del mercato del lavoro- si rincorrono tra gli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama. Dagospia, sempre attento a rivelare retroscena più o meno provati, ipotizza le attuali fanta-candidature per la successione di Napolitano. E tra nomi ormai scontati e novità dell’ultimo minuto, la partita si presenta (per certi versi) interessante.
Il nome nuovo delle ultime settimane è quello, certamente a sorpresa, di Anna Maria Tarantola, presidente della Rai, che era stato preso in considerazione anche per la Consulta visto lo stallo attuale. Si sa, Renzi ha annunciato una rivoluzione anche in Viale Mazzini e perciò “svecchiare” il Cda più ambito d’Italia potrebbe essere un punto di partenza. Vero è, d’altro canto, che la Tarantola, dice Dagospia, “di politica non capisce nulla”. Ma “di economia e conti qualcosa sì, perciò all’Europa la signora forse non dispiacerebbe”. Sempre sul fronte europeo, uno dei nomi più accreditati è quello di Mario Draghi, presidente della Bce. Supportato dai poteri industriali e finanziari nostrani, ha un’unica pecca, anzi due: non è detto che voglia lasciare Francoforte in un momento del genere e, più rilevante, Renzi non lo vuole nemmeno “sentire nominare” per il Quirinale. Di fatto significherebbe un commissariamento.
I nomi politici sono sempre i soliti: Finocchiaro, Veltroni, Casini, Amato. Dei flinstones della politica. E per questo non graditi al premier. Eppure dal Parlamento potrebbero arrivare due sorprese: Boldrini o Grasso. La prima rappresenta in questo momento, agli occhi dei cittadini, il volto femminile della buona politica nostrana. Il secondo è entrato nelle grazie del premier dopo la sua gestione della riforma del Senato (ha applicato il canguro agli emendamenti dell’opposizione) entrata in vigore, in prima lettura, l’8 agosto. Ma, si sa, da Palazzo Chigi la preferenza è una sola: Roberta Pinotti. E chissà che al Nazareno Renzi e Berlusconi non abbiano parlato anche di lei.