Sondaggio Ipr per Tg3: sfiducia generale sottrae iscritti al PD, ma il consenso per Renzi resta al 48%
È stato realizzato oggi 6 ottobre 2014 il sondaggio commissionato dal Tg3 all’istituto Ipr che ha come riferimento un panel rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne di mille soggetti, il 91% dei quali questa volta ha risposto in tempo reale ai quesiti posti.
Il primo mostra come la fiducia in Matteo Renzi sia rimasta stabile dal 22 settembre al 48%, mentre quella nel governo da lui guidato cala al 35% (-2).
Nel secondo, invece, si sonda il consenso per i principali esponenti politici italiani. Con il dato che abbiamo visto poco fa, non può che primeggiare il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, seguito – come la scorsa rilevazione – da Silvio Berlusconi e Angelino Alfano pari merito, questa volta però al 18%, con due punti in meno rispetto a fine settembre. Scorrendo nelle posizioni troviamo il leader leghista Matteo Salvini al 16%, Beppe Grillo al 15% e Nichi Vendola al 14%, tutti e tre in diminuzione di un punto percentuale. Cresce invece la fiducia in Giorgia Meloni che, recuperando tre punti, si colloca al 13%, nonostante sia sempre lei a chiudere questa classifica.
Abbiamo ora altri quesiti, innanzitutto i due che riguardano le proposte del Governo in materia di lavoro. Il dibattito sulla riforma del mercato del lavoro ha visto contrapposti Matteo Renzi e le parti sociali, in uno scontro dai toni piuttosto accesi. La maggioranza – anche se non assoluta, ma relativa – degli intervistati, pari al 48%, ritiene che il premier debba procedere anche senza venire a patti con i sindacati, mentre il 36% ritiene che i compromessi siano necessari. A non avere una opinione in merito è il 16%.
La possibilità di ottenere anticipatamente metà del TFR in busta paga a partire dal 2015 viene accolta con reazioni differenti dai lavoratori dipendenti e dalle imprese; se la maggioranza dei primi è favorevole (55%), i datori di lavoro sono in larga maggioranza contrari: due imprese su tre non condividono tale proposta, perché probabilmente temono il rischio liquidità, sebbene il Governo stia cercando soluzioni per rassicurarle.
L’istituto Ipr ha chiesto poi ai soli elettori PD quali fossero, secondo loro, le motivazioni sottese al calo degli iscritti al loro partito. Esattamente uno su due attribuisce la colpa al clima di sfiducia generale, nonostante sia alta – come abbiamo visto prima – la fiducia in Matteo Renzi. Un quarto (il 25%) pensa invece che la diminuzione del numero dei tesserati sia dovuta alle nuove forme di comunicazione che hanno sostituito le sezioni di partito nel fare politica. Il 14% degli elettori PD è invece preoccupato dall’assenza di dibattito interno, che avrebbe reso inutile l’iscrizione al partito, mentre è il 7% a ritenere che la partecipazione alle elezioni primarie abbia sostituito il tradizionale tesseramento. Infine, il 4% non ha una propria opinione.
A chi vota Forza Italia, invece, è stato domandato quale dovrebbe essere la linea del loro partito. Il 62%, ovverosia la maggioranza degli elettori berlusconiani, propenderebbe per un’opposizione più incisiva nei confronti del Governo Renzi, mentre il 27% si trova d’accordo con l’attuale modo di agire. Non ha opinioni sul tema l’11%.