Anna Politkovskaja: un mestiere pericoloso
Moriva 8 anni fa Anna Politkovskaja, giornalista russa. Era il 7 Ottobre del 2006 quando venne ritrovata nell’androne del condominio di Mosca dove abitava. Accanto al corpo 4 bossoli di pistola, uno dei colpi l’aveva raggiunta alla testa. Si pensò all’opera di un sicario: il 7 Ottobre è anche il compleanno di Putin. Forse un macabro regalo?
Sembra che proprio quel giorno la Politkovskaja avrebbe pubblicato su Novaja Gazeta, la testata per la quale lavorava dal 1999, un lungo articolo sulle torture operate dalle forze di sicurezza presidenziale legate a Ramsan Kadyrov. Dmitri Muratov, editore del giornale liberale, il 9 Ottobre dichiarò che mancavano due foto all’appello tra quelle che avrebbero dovuto corredare il servizio.
Ramsan Kadyrov è l’attuale primo ministro reggente della Cecenia. I circa 3000 uomini che componevano il suo Servizio di Sicurezza Presidenziale hanno commesso il 70% degli omicidi, degli stupri, dei rapimenti e delle torture avvenute nella repubblica autonoma: a dirlo uno studio dell’organizzazione per i diritti umani tedesca, la GfbV (Associazione per i popoli minacciati).
Ora come in passato Kadyrov gode dell’appoggio di Putin. Finita la seconda guerra cecena, fortemente diminuita la presenza militare russa nella regione, il suo potere è ancora più incontrastato.
La vicenda processuale relativa all’omicidio della giornalista si è conclusa il 9 Giugno 2014. Anche i suoi killer sono ceceni. Il giudice Pavel Melekhin ha condannato all’ergastolo come autori del delitto: Rustam Makhmudov, avrebbe sparato, e suo zio Lom-Ali Gaitukayev che ne sarebbe l’organizzatore.
Secondo la corte sono ceceni anche i complici degli assassini: Dzhabrail e Ibraghim Makhmudov, fratelli di Rustam, avrebbero pedinato la vittima e avvertito il killer del suo arrivo. Sono stati condannati rispettivamente a 14 e 12 anni di reclusione.
L’ex-dirigente della polizia moscovita Serghiei Khadzhikurbanov, sarebbe un altro organizzatore dell’omicidio, è stato condannato a vent’anni. Dmitri Pavliucenkov, anche lui ufficiale della polizia, in un altro processo del 2012, è stato condannato a 11 anni per aver organizzato il pedinamento della Politkovskaja e fornito l’arma al killer in cambio di 150 mila dollari.
Resta ancora da chiarire, invece, l’identità dei mandanti o del mandante: una dura prova per la democrazia russa. Secondo un’ampia inchiesta commissionata dall’International Federation of Journalists dal 1993 al 2009 circa 365 giornalisti sono stati uccisi in Russia ma solo in 50 casi si è arrivati a un verdetto. In più del 90% dei casi in cui l’omicidio non è stato ritenuto strettamente legato all’attività della vittima la sentenza è stata di condanna. Quando la morte del giornalista era legata a uno o più articoli l’imputato è stato assolto nel 50% dei casi.