“Rattrista e preoccupa che il Parlamento si autoprivi di una facoltà attribuitagli dalla Costituzione. E’ per me motivo di amara riflessione il fatto che a poco sono valse le mie ripetute, obbiettive e disinteressate sollecitazioni. La frammentazione e la conflittualità che segnano gli schieramenti parlamentari hanno ancor una volta impedito il raggiungimento delle convergenze necessarie per la elezione dei due giudici costituzionali cui le Camere avrebbero dovuto provvedere fin dal 12 giugno scorso”. Con queste parole il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esprime la sua profonda amarezza per l’ennesima fumata nera, la diciassettesima, per l’elezione dei due giudici della Consulta. La diciottesima votazione avverrà martedì prossimo. Come nelle precedenti occasioni maggioranza e Forza Italia non sono riusciti a imporre le loro scelte: Luciano Violante e Francesco Caramazza. Nessuno dei due è riuscito a raccogliere i 570 voti necessari per essere eletti. Ma se il Pd è intenzionato a riconfermare Violante nella prossima votazione, in Forza Italia si addensano nubi sul nome di Caramazza, inviso ad una parte del partito. Nelle ultime ore si è fatto il nome del deputato azzurro Francesco Sisto, in sostituzione dell’attuale candidato di Forza Italia.
La situazione rimane comunque incerta. A confermarlo sono le parole di Renato Brunetta: “Bisogna verificare i requisiti di eleggibilità alla Corte Costituzionale di Luciano Violante”, ha chiesto il capogruppo di Fi nel corso della riunione congiunta dei presidenti dei gruppi di Camera e Senato. Dichiarazioni a cui ha subito replicato il dem Luigi Zanda: “Il nostro candidato ha i requisiti. Non so gli altri”.
Intanto Teresa Bene, la laica indicata dal Parlamento ma dichiarata ineleggibile dal Csm ha chiesto di sospendere la convocazione della seduta comune di Camera e Senato per eleggere un nuovo membro laico del Csm, in sua sostituzione. Inoltre ha richiesto dagli uffici competenti un “documentato parere” sulla vicenda. L’istanza presentata da Bene, con l’assistenza dei suoi legali, si chiama tecnicamente “atto di significazione”. In esso si ricostruisce la vicenda e su questa base si chiede alle Camere, prima di procedere alla nuova elezione di un membro laico del Csm, di farsi dare dai propri uffici competenti un “documentato parere” sulla decisione di Palazzo dei marescialli. L’obiettivo, spiega la stessa Bene, “è evitare un vulnus alle prerogative del Parlamento”.