Tutti via. La Cei, attraverso la pubblicazione Rapporto Italiani nel Mondo, predisposto dalla Fondazione Migrantes, ha confermato un trend sempre più ricorrente nell’immaginario collettivo: se ne vanno più di quanti arrivino.
Non è che gli immigrati diminuiscano, anzi. Le situazioni di povertà, di dittatura e tanto altro nel mondo, portano decine di persone, ogni giorno, a tentare la fortuna verso l’Europa, culla della democrazia e della prosperità economica. Una condizione finanziaria che, al contrario evidenzia la Cei, non convince i cittadini della penisola, sempre più disposti ad andarsene: fuori 94.000 persone, dentro 43.000. Anno di riferimento 2013 per la prima cifra, 2010 per la seconda (anche se da questa stima sono esclusi i clandestini, che per status tale non possono essere conteggiati). In tutto sono quasi 4 milioni e mezzo gli italiani residenti all’estero e nel solo 2013 l’incidenza è aumentata del 3,1% rispetto al 2012.
Percentuali – Secondo la Cei, partono più uomini (sono il 56,3% nel 2013) che donne. Prevalentemente non sposati (60%) e giovani (36,2% trai 18 e 34 anni; 26,8% tra 35 e 49 anni). Ci sono poi certe enclave nelle quali le donne sono maggioritarie, nelle partenze: Macerata e Trieste al 51,1%. Superano anche la metà Fermo, Pordenone ed il Friuli Venezia Giulia in generale: il centro nord, insomma.
Le mete: al primo posto sul podio vi è la ‘classica’ Inghilterra. Londra, particolarmente, sostiene la Cei. E sempre in crescita: +71,5% rispetto al 2012. Ma la crescita economica teutonica non è presa sotto gamba e la Germania, quindi, diventa meta di immigrazione nostrana, come nel recente (ma non troppo) passato. Anche la Svizzera e la Francia non scherzano (+15,7% e +19%).
Daniele Errera