Lo scorso 26 settembre, in Messico, un gruppo di studenti (in maggioranza indigeni) della Escuela Normal Rural “Raúl Isidro Burgos” di Ayotzinapa era giunto a Iguala de la Independencia per celebrare l’anniversario del massacro di Plaza de las Tres Culturas a Tlatelolco (2 ottobre 1968).
Secondo le testimonianze, alcuni uomini armati e degli agenti della polizia municipale li hanno affrontati accusandoli di aver rubato i veicoli su cui essi viaggiavano, ma la situazione è poi degenerata: gli agenti avrebbero aperto il fuoco contro il gruppo di studenti, che si sarebbero dati alla fuga.
Poco più tardi, un commando armato avrebbe sparato ad alcuni di loro che stavano raccontando quanto accaduto ad alcuni giornalisti locali, mentre un altro ha sparato contro un pullman sul quale era a bordo una squadra di calcio locale.
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Il bilancio finale è terrificante: sono state uccise 6 persone e altre 25 sono state ferite, mentre 58 studenti sono scomparsi. In seguito alla loro scomparsa, le autorità dello Stato di Guerrero del Messico hanno avviato le ricerche, mentre il governo federale ha inviato l’esercito sul posto, autorizzando anche l’utilizzo di elicotteri.
Durante le ricerche, lo scorso 4 ottobre sono stati rinvenuti 28 corpi in una fossa comune presso Pueblo Viejo, nella periferia di Iguala de la Independencia, nel sud del Messico: secondo la testimonianza di un uomo arrestato con l’accusa di aver partecipato alla strage, proprio lì sono stati uccisi 17 dei 58 studenti scomparsi.
Il procuratore dello Stato di Guerrero, Iñaki Blanco, ha così dichiarato: “Finché l’identità dei cadaveri non sarà accertata, continueremo le ricerche”. Pertanto, al momento non è ancora possibile confermare anche la confessione dell’uomo arrestato.
Infine, Blanco ha aggiunto che si sta indagando sul ruolo della polizia municipale negli scontri: infatti, alcuni video mostrano che la stessa polizia municipale ha arrestato numerosi studenti dopo i primi scontri, per poi portarli via. Dove?
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