Lega Nord e Front National. Dopo le elezioni europee Matteo Salvini e Marine Le Pen hanno condiviso gli scranni dell’europarlamento di Bruxelles. Una collaborazione, per usare un eufemismo, nata da tempo e solidificata da pochi ma semplici slogan: via l’euro “moneta criminale” e controllo ferreo delle frontiere per bloccare la dilagante immigrazione verso il vecchio continente. Ora la Lega si prepara a fare un passo in avanti, per mobilitare più elettori possibili: “allinearsi” al Front National costruendo un partito non più “del Nord” o “della Padania” ma di tutta Italia. Tanto che, ha annunciato Salvini, tra qualche mese sarà ufficializzato anche un movimento/partito rivolto in particolare al meridione.
Molti, di questi tempi, parlano anche di un Salvini in lizza per ricostruire un centro destra unitario. È relativamente giovane, ha esperienza (tanta gavetta alle spalle del Senatùr), ha un forte impatto mediatico: in poche parole, funziona. E oggi, sembra contare solo questo.
Le sue idee su economia, questioni sociali e immigrazione parlano alla pancia degli italiani che, in periodi di vacche magre come questo, non aspettano altro che sentirsi promettere di abolire l’euro o di rimandare indietro i profughi da Lampedusa. Ma il segretario del Carroccio ha annunciato recentemente che non ci tiene a fare la foglia di fico in un centrodestra spaccato dalla lacerante diatriba Alfano-Berlusconi e Berlusconi-Fitto. Sarà, per questo, il candidato a sindaco di Milano nel 2016. Dopo la Regione, la Lega aspira anche alla capitale della Moda.
Intanto mercoledì Salvini è andato ad incontrare alcuni esponenti di Casa Pound, a Roma in Via Napoleone, quartiere Esquilino. Una mossa strategica per ingraziarsi nostalgici di Duce, manganello e olio di ricino, tradizionalmente più vicini ai post missini di An e Fratelli d’Italia? Potrebbe essere, ma tant’è. Se così fosse, il modello Front National sarebbe sempre più vicino. Ma da qui a prendere il 25% dei voti come la Le Pen in Francia, ce ne corre.