Un bocciato, tanti dubbi e una grossa pressione sul presidente Juncker. La nuova Commissione europea avrà bisogno di qualche ritocco: la candidatura dell’ex premier liberale slovena Alenka Bratusek per il posto di vicepresidente responsabile per l’Unione energetica è stata respinta. Il voto è stato largamente negativo: 112 voti contro, 13 a favore e due astensioni.
Il governo sloveno a questo punto dovrà indicare un nuovo nome che sosterrà l’audizione probabilmente la prossima settimana.
A Bratusek è toccata la sorte peggiore ma molti altri hanno dovuto faticare per ottenere il via libera: tra audizioni serrate e scontri tra i gruppi parlamentari, il percorso verso la nascita della nuova Commissione europea di Juncker è partito in salita.
Anche lo spagnolo Miguel Arias Cañete infatti ha dovuto affrontare un ostacolo dopo l’altro. Il muro che non è riuscito a sfondare è quello delle opposizioni: Verdi, Sinistra unita, euroscettici. A difenderlo ci sono stati però i popolari. L’accordo tra PPE e PSE ha sostanzialmente retto e alla fine Cañete ha passato l’esame.
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È andata male anche a Tibor Navracsics, ungherese, messo nei pasticci dal suo stesso passato: a detta degli europarlamentari in qualità di membro del governo ha contribuito a far passare nel parlamento di Budapest leggi che violano lo stato di diritto europeo. Navracsics, candidato a gestire il portafoglio dell’educazione, cultura, giovani e cittadinanza, potrà rimanere nella Commissione ma perderà un pezzo della sua delega: la cittadinanza, andrà probabilmente al primo vicepresidente designato Frans Timmermans, che ha già la responsabilità per i diritti fondamentali e lo stato di diritto e che è stato autore di una ottima audizione.
Gli incarichi economici alla fine hanno ottenuti tutti l’approvazione. Ma non è stato un percorso agevole. Il britannico Jonathan Hill è stato tra i primi a non soddisfare in pieno gli eurodeputati. Indicato da Juncker per il ruolo di Commissario per i servizi finanziari, Hill si è dovuto ripresentare una seconda volta di fronte agli europarlamentari. Lo ha fatto ieri, ottenendo i voti necessari per sedere nella Commissione.
Stessa storia anche per Pierre Moscovici, francese, socialista, candidato a ricoprire il delicato ruolo di Commissario agli Affari economici: ha dimostrato preparazione ma è rimasto invischiato nello scontro tra socialisti e popolari – che lo hanno messo sotto torchio. Anche lui ha dovuto mettere nero su bianco qualche risposta in più e ha dovuto aspettare fino a ieri per ottenere luce verde.
Non è stato brillantissimo neppure un personaggio influente come l’ex premier finlandese Jyrki Katainen, che non è stato del tutto esauriente nello spiegare che provenienza avranno i 300 miliardi di euro promessi da Juncker per rilanciare l’economia.
Probabile che le trattative vadano avanti durante questa settimana: Juncker ha da sostituire una casella ma potrebbe approfittarne per ridistribuire all’interno della sua squadra alcune deleghe, recependo i segnali arrivati da questi dieci giorni di audizioni. Un voto di fiducia sulla Commissione europea è previsto per il 22 ottobre.
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