Sondaggio Lorien: risalgono M5S e FI, cala il PD. Un italiano su 2 non sa del Job Act, metà lo approva ma scettici su TFR in busta paga
Sondaggio Lorien: risalgono M5S e FI, cala il PD. Un italiano su 2 non sa del Job Act, metà lo approva ma scettici su TFR in busta paga
L’Istituto Lorien Consulting ha diffuso i dati dell’Osservatorio Politico Nazionale del mese di ottobre 2014. Riforma del lavoro e TFR in busta paga sono i temi politici di questa pubblicazione, che immancabilmente fornisce anche le rilevazioni della fiducia e delle intenzioni di voto degli italiani, così da consentirne un monitoraggio nel tempo.
Partiamo dalle priorità degli italiani. Rispetto al mese scorso si fa ancora più insistente l’esigenza di una riforma del mercato del lavoro, che resta in cima alle urgenze degli intervistati, con il 76% del campione che la indica come prioritaria (+2). Sale anche la richiesta di investimenti nella sanità e nella scuola pubblica, al secondo posto, con il 53% delle scelte (+1) e soprattutto, in terza posizione tra le preferenze, la riduzione delle tasse sul lavoro, il cosiddetto cuneo fiscale, al 35% (+9). Tra le altre variazioni più significative, sale al 23% l’urgenza di una riforma della giustizia (+4) e al 12% quella per modifiche all’assetto costituzionale (+3), mentre scende nelle priorità il taglio delle tasse sulla casa, dal 18% al 14%.
La riforma del mercato del lavoro in discussione in questi giorni in Parlamento ha avuto grande eco nei mezzi di comunicazione, dai giornali ai talk show ma, stando ai dati di Lorien Consulting, appena il 49% ha sentito parlare di Job Act, cioè poco meno di un italiano su due. Tra questi, la metà – ossia un italiano su 4 – giudica abbastanza positivamente la proposta del governo nel suo complesso.
Scendendo nel dettaglio dei singoli provvedimenti che vanno a costituire l’insieme delle misure in materia di lavoro, la riduzione delle forme contrattuali favorendo contratti a tempo indeterminato a “tutele crescenti” sembra incontrare il parere favorevole degli italiani, con il 32% che giudica molto positivamente e un altro 57% che ritiene ciò “abbastanza positivo”. Anche una rete più estesa di ammortizzatori sociali sarebbe per l’88% molto o abbastanza positiva, e pure servizi per l’impiego su base nazionale anziché locale, che incontrano il favore dell’85%. Nonostante qualche contrarietà in più, vi è una maggioranza favorevole all’abolizione dell’articolo 18, sostituendo il reintegro del lavoratore licenziato per comportamenti discriminatori con un indennizzo monetario: è l’11% a vedere ciò molto positivamente, mentre un altro 63% lo accoglie abbastanza positivamente. Trova invece meno consensi l’anticipazione di metà del TFR in busta paga, gradito molto solo dal 6% dei soggetti e abbastanza dal 42%.
Un approfondimento riguarda proprio questa proposta del TFR anticipato e Lorien ci fornisce alcuni dati interessanti per scandagliare le diverse posizioni sul tema. Quelle negative costituiscono più della metà delle risposte, principalmente perché il 29% degli intervistati ritiene che sarebbe meglio ridurre la tassazione sul lavoro anziché sottrarre liquidità alle aziende e il 23% ritiene che tale provvedimento aggraverà le condizioni economiche delle imprese già in crisi. D’altro canto, le risposte positive costituiscono solo il 16%, suddivise tra un 10% che ritiene questa misura utile per rilanciare i consumi e il 6% che la accoglie favorevolmente a condizione di un maggior credito bancario alle imprese. Sono invece due italiani su 10, il 21% dei rispondenti, a ritenere che gli effetti saranno pressoché nulli, in quanto si tratterebbe comunque di soldi già dei lavoratori; a non esprimersi sul tema è l’11%. Altri istituti, sul tema, hanno indagato come i lavoratori dipendenti siano abbastanza propensi ad accogliere con favore la misura, mentre da parte degli imprenditori sembra esserci un rifiuto abbastanza netto.
Pur registrando un lieve incremento, dal 50% al 52%, l’indice Lorien sulla fiducia nel futuro, quella nel Governo Renzi cala di tre punti, dal 56% al 53%. L’istituto sottolinea come l’andamento del consenso nell’esecutivo renziano in questa fase discendente stia ricalcando quello del precedente, guidato da Enrico Letta, anch’egli al 53% dopo 7 mesi di governo. Nel prossimo forse dovremmo aspettarci ancora un calo; Letta aveva avuto una lieve ripresa della fiducia a partire dal nono mese.
Eccoci dunque alle intenzioni di voto di ottobre 2014. Rispetto al mese scorso diminuisce di due punti la quota dei rispondenti, oggi al 55%. Tra questi, possiamo notare che le variazioni maggiori investono le forze politiche principali presenti in parlamento: il PD scende di due punti, al 38%, mentre recuperano il M5S – che cresce dal 21% al 23% – e Forza Italia, che risale al 16% (+1,5). La Lega Nord conferma il 6,5% dei consensi, ma calano di mezzo punto ciascuna NCD+UDC, dato al 3,5%, e Fratelli D’Italia – AN, al 2,5%. La Destra, questa volta indicata separatamente, riuscirebbe a raccogliere un punto percentuale. Tutte le altre sigle mantengono la propria posizione.
L’ultimo grafico illustra bene la suddivisione dell’elettorato in sicuri, attuali e potenziali.
Nel caso del Partito Democratico decresce la quota di tutti e tre; complessivamente sarebbero 9 milioni e 820 mila a votarlo (-900.000 mila elettori in un mese). Il Movimento 5 Stelle invece espande leggermente il proprio bacino elettorale di centoquarantamila elettori: ha qualche elettore sicuro in meno, mentre sono cresciuti coloro che oggi voterebbero M5S anche se potrebbero valutare un’altra scelta. Nell’insieme sono quasi 6 milioni di italiani a votare il Movimento grillino. Forza Italia, diversamente, si rafforza internamente negli elettori certi, che aumentano di quasi un milione e giungono complessivamente a tre milioni e mezzo circa; sommati ad altri elettori attuali meno sicuri, la forza politica fondata da Silvio Berlusconi otterrebbe oltre 4 milioni di voti.
Pur mantenendo intatto uno zoccolo duro di 560 mila elettori sicuri, il bacino potenziale di NCD/UDC si assottiglia e poco meno di un milione oggi voterebbe la forza politica di centrodestra che sostiene il Governo Renzi. La Lega Nord ha una variazione simile a quella di Forza Italia: aumentano di un terzo gli elettori sicuri, che vanno quasi a coincidere con il milione e 690 mila degli elettori attuali, esattamente come il risultato delle europee, ma poco meno numericamente rispetto a quelli di settembre. Il bacino elettorale del partito di Salvini registra un lieve cedimento, ma si mantiene sopra i cinque milioni e mezzo.
Lieve calo sotto i cinque milioni quello invece di Fratelli d’Italia – AN, che riduce sia gli elettori attuali, sia quelli certi, ottenendo un terzo di voti in meno rispetto al risultato delle europee. Le liste di sinistra che si raccoglievano sotto le insegne di Tsipras alle ultime consultazioni difendono un elettorato leggermente superiore al milione di voti e un bacino elettorale che può sfiorare i sette milioni; tuttavia alcuni tra coloro che voterebbero un partito di sinistra si mostrano meno certi del loro voto rispetto al mese precedente.