La BCE nel suo ultimo bollettino ribadisce la volontà di aumentare l’inflazione generale facendola passare dall’attuale 0,3% ad una soglia di poco inferiore al 2% e se necessario si dichiara fin da subito disposta a ricorrere a misure straordinarie per “far fronte a rischi connessi con un periodo di bassa inflazione eccessivamente prolungato”.
In generale pur in coerenza con una lieve ripresa economica nella seconda metà dell’anno, i dati confermano un generale indebolimento della crescita nell’Eurozona. “Dopo quattro trimestri di moderata espansione, il Pil reale dell’area dell’euro è rimasto invariato nel secondo trimestre del 2014, benché tale andamento sia in parte riconducibile a fattori transitori, sembra essersi altresì verificata una certa perdita di slancio della crescita dall’inizio dell’estate”. E il presidente della Bce Mario Draghi lancia un sinistro avvertimento ai paesi dell’eurozona: “Chi non riforma sparirà”.
Secondo l’Economic Sentiment Indicator della Commissione Europea, indicatore della fiducia, i due paesi ad aver perso il maggior slancio sono Italia e Germania.
Il bollettino della BCE descrive una situazione particolarmente allarmante per l’Italia che stando alla descrizione della Banca Centrale, spiccherebbe assieme ad Irlanda, Grecia, Spagna, Cipro, Portogallo e Slovenia per aver registrato aumenti del tasso di disoccupazione, una diminuzione dei tassi di avviamento al lavoro e si colloca quindi nel gruppo indicato come “economie sottoposte a tensioni”.
La Germania tuttavia pur soffrendo un periodo di crisi è sostenuta dalle rassicurazioni della BCE: “il mercato del lavoro tedesco si è ripreso con relativa facilità dagli effetti della recessione grazie ai “continui progressi verso una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, conseguenza di ampie riforme varate prima della crisi”. Le ricette che il Bollettino propone in linea generale e senza riferirsi ad alcun paese specifico, mirerebbe al mantenimento della stabilità dei prezzi “per rafforzare l’attività di investimento, la creazione di posti di lavoro e la crescita potenziale, è necessario che gli altri settori di politica economica forniscano un contributo decisivo”. Invitando “alcuni Paesi devono chiaramente imprimere slancio al processo legislativo e attuativo delle riforme strutturali, per quel che riguarda i mercati dei beni e servizi e del lavoro nonché gli interventi volti a migliorare il contesto in cui operano le imprese”.
ITALIA MAGLIA NERA TEMPI PROCESSI – L’Italia è il Paese, tra quelli aderenti al Consiglio d’Europa, in cui occorre più tempo per ottenere un giudizio in primo grado per bancarotta, 2.648 giorni, e per una causa di divorzio, 770 giorni. È quanto emerge dal quinto rapporto della commissione per l’efficienza della giustizia (Cepej) del Consiglio d’Europa sul 2012. Alla fine del 2012 l’Italia era il Paese con più processi penali pendenti, 1.454.452, e il secondo, dopo la Germania, per numero di cause civili in attesa di giudizio, 4.650.566. È quanto emerge dal quinto rapporto della commissione per l’efficienza della giustizia (Cepej) del Consiglio d’Europa.