“Per l’arte della memoria con la quale ha evocato i destini umani più inafferrabili e svelato la vita reale durante l’Occupazione”. È per questo merito che 18 giurati dell’Accademia Reale Svedese hanno conferito allo scrittore e sceneggiatore Patrick Modiano il Premio Nobel 2014 per la letteratura: il vincitore francese, ma con origini italiane, è stato scelto tra altri 210 scrittori, di cui 36 candidati al prestigioso riconoscimento per la prima volta, ed annunciato alle 13 a Stoccolma.
Patrick Modiano, considerato uno dei più importanti narratori francesi contemporanei, è nato a Boulogne-Billancourt – una cittadina poco distante Parigi- nel 1945 ed è figlio di un ebreo francese di origini italiane, Albert Modiano, e di un’attrice belga di etnia fiamminga. I suoi romanzi si caratterizzano per le forti descrizioni di una Parigi occupata dai nazisti e ruotano intorno alla figura dello straniero, dell’esule e dell’ebreo, trascinando il lettore in un vortice di esistenzialismo e gusto della rievocazione. Ed è proprio tramite tali rievocazioni che Modiano descrive la figura ambigua e ombrosa del padre, un ebreo che, senz’altro vittima del nazismo, scampò la deportazione diventando un collaborazionista di Vichy: un personaggio in bilico tra vittima e carnefice.
Tra le sue numerose narrazioni, romanzi e racconti ne troviamo alcuni tradotti in italiano, come Dora Bruder, Nel caffè della gioventù perduta, Bijou, Sconosciute, Un pedigree e L’orizzonte, pubblicato per Einaudi. Un primo prestigioso premio, il Goncourt, era già arrivato a Modiano nel 1978 per il romanzo Rue des boutiques oscures.
Nessuno aveva scommesso sullo scrittore francese: i bookmaker internazionali avevano puntato tutto su altri due candidati al Nobel, il quotatissimo giapponese Haruki Murakami e il drammaturgo keniota Ngugi Wa Thiong’o, ma Modiano è riuscito a stupire tutti.