L’attacco devastante di Boko Haram alla stazione degli autobus di Abuja onora una promessa alla quale in molti non avevano dato peso. La promessa è quella di Abubakar Shekau (nella foto), inquietante leader di questa surreale setta islamica, che in un recente video pubblicato in rete aveva proclamato di voler allargare il raggio di azione della guerra santa dichiarata contro il governo centrale per la secessione del nord e l’instaurazione totale e rigorosa della legge coranica.
Abubakar Shekau è considerato un terrorista di livello mondiale dagli Stati Uniti che segnalano informazioni e analisi a tutti i governi alleati sul suo conto.
Sheakau non è la prima volta che appare in video e non è la prima volta che proclama e minaccia di estendere la sua lotta a livello continentale, ma questa volta ha onorato questa tragica promessa.
Gli attacchi di Boko Haram infatti hanno sempre interessato un territorio abbastanza circoscritto, cioè il nord est della Nigeria, con fulcro lo stato di Borno e la citta di Maiduguri.
L’attacco alla capitale federale è una sorta di messaggio al potere centrale e al presidente nigeriano in vista delle elezioni dell’anno prossimo. Il messaggio è semplice: il nord non ci sta a consegnare di nuovo il potere federale ad un politico rappresentante del sud. La dinamica nord-sud in Nigeria è infatti essenziale.
Il nord è povero, semideserto, abitato da una popolazione storicamente di religione islamica. Il Sud è superpopolato, ricco del petrolio del Delta del Niger, e abitato da una popolazione di religione cristiana. La vecchia madre patria, alla fine del colonialismo, consegnò il potere alle èlite politiche e militari del nord. Nel 1999 per la prima volta il potere fu conquistato, attraverso libere elezioni, da un uomo del sud di religione cristiana. Da allora le elezioni hanno sempre consegnato il potere ad un unico partito, il PDP, Partito Democratico Popolare che, sulla carta avrebbe dovuto alternare al vertice e alla presidenza un uomo del nord e uno del sud. L’attuale presidente Goodluck Jonathan ha mandato all’aria questa alternanza e ora promette di ricandidarsi: è un uomo del sud, del Delta del Niger, cristiano.
I poteri forti del nord (militari, religiosi, politici) non ci stanno.
La dinamica che alimenta Boko Haram è proprio questa. Questa formazione armata fino a cinque anni fa combatteva con bastoni, e machete. Oggi ha armi automatiche, può maneggiare grandi quantità di esplosivo e ha, evidentemente, una capacità logistica che gli permette di attaccare, appunto, fuori dal proprio territorio, addirittura la capitale federale. Chi arma Boko Haram? A chi fa comodo destabilizzare il potere?
Intanto la Nigeria cresce: è il più grande esportatore di petrolio continentale, è un paese ricco di cultura che ha espresso, ed esprime, scrittori, drammaturghi, registi importanti. E’ un paese che la naturale potenza regionale e forse continentale. Un potere oscurantista, violento, che non ha niente a che fare con la religione vuole tenerlo legato a pesanti zavorre.
Raffaele Masto