McDonald’s in Russia non rappresenta esclusivamente una catena di ristoranti. Il 30 gennaio 1990 una lunga fila di persone, “più lunga di quella davanti al mausoleo di Lenin” riferisce un dispaccio del New York Times dell’epoca, attese per ore prima di poter assaggiare un cheeseburger, un frullato, delle patatine fritte o una fetta di torta di mele.
L’apertura di quel McDonald’s in piazza Pushkin a Mosca per molti russi rappresentò la fine di un’epoca e l’arrivo di un nuovo modello politico-economico. Meno di un anno dopo quel “morso di libertà” l’Unione Sovietica si dissolse e si aprì la finestra sul mondo.
24 anni dopo, il 20 agosto, quello stesso ristorante è stato chiuso. Il simbolo americano per eccellenza, anche se non ufficiale, quel giorno è entrato nella guerra di sanzioni tra Russia e Usa. Diversi ristoranti su tutto il territorio della Federazione hanno subito lo stesso destino: l’agenzia sanitaria russa ha contestato diverse infrazioni alle proprie linee guida.
Tutto è cominciato dai dubbi sulla qualità degli ingredienti del panino Filet-o-Fish. Adesso, invece, il colosso dei fast food viene accusato di riciclare denaro o comunque di manipolare i propri conti.
I pubblici ministeri di Mosca stanno indagando sulle attività finanziarie della Ronald McDonald House Charities (RMHC), il ramo che si occupa di tutto quello che riguarda la beneficienza fatta dalla multinazionale, in seguito a un’interrogazione parlamentare del deputato della Duma Andrei Krutov.
“Ricevono donazioni dalla gente comune ora vogliamo sapere come vengono spesi questi soldi – ha detto Krutov – sto parlando solo degli aspetti finanziari e tecnici della loro attività, non ci sono ragioni politiche dietro all’inchiesta”.
Gli inquirenti hanno notato che RMHC ha raddoppiato i suoi conti nel giro di un anno e ridotto i contributi fiscali. Come ribadisce Krutov “è evidente a occhio nudo che la quantità dei fondi raccolti non corrisponde alle spese dichiarate” (il deputato si basa sui conti disponibili in rete). RMHC ha fornito tutta la documentazione richiesta per la prosecuzione delle indagini.
A molti sembra che lo zelo normativo nei confronti di McDonald’s alimenti e, nello stesso tempo, sia sostenuto da una forte ondata patriottica anti-Usa conseguente alla situazione ucraina. Tuttavia c’è un altro aspetto da considerare, come nota la giornalista e blogger Mitia Kushelevich: “la chiusura di McDonald’s non è un messaggio rivolto agli americani, è un messaggio rivolto ai russi: quella finestra sul mondo sta per chiudersi”.