In Iraq anche la provincia di Anbar rischia di capitolare di fronte all’offensiva dell’Isis. I funzionari di Baghdad hanno chiesto aiuto e il segretario della Difesa americano, Chuck Hagel, ha ammesso ieri che le sorti della regione sono a rischio.
Anbar non è una provincia qualunque. È un’area molto vasta che ospita tra l’altro la seconda diga di Haditha, la seconda del paese. Inoltre si trova vicino a Baghdad e potrebbe minacciare la sicurezza della capitale.
Conquistare questa porzione di territorio consentirebbe all’Isis di stabilire vie di comunicazione stabili per rifornire le linee, puntellando allo stesso tempo la propria posizione a cavallo tra Iraq e Siria. L’Isis potrebbe conquistare Anbar nel giro di dieci giorni, ha scritto il Times.
Gli Usa sono convinti che l’esercito di Baghdad, anche grazie all’aiuto dei consiglieri militari americani, sia in grado di difendere la capitale.
La CNN ha sottolineato però che e truppe irachene, che sulla carta dovrebbero passare alla controffensiva, a oggi stanno più che altro cercando di sopravvivere.
Ciò che sta accadendo ad Anbar conferma le analisi degli ultimi giorni: nonostante i bombardamenti della coalizione internazionale guidata dagli Usa, l’Isis avanza e riesce a farlo contemporaneamente su più fronti.
A centinaia di chilometri di distanza da Baghdad, infatti, lo Stato Islamico sta continuando la sua offensiva su Kobane, cittadina siriana ai confini con la Turchia.
Gli Usa hanno detto di aver condotto nove raid aerei in Siria tra giovedì e venerdì, sette dei quali nei pressi di Kobane: sono stati distrutti veicoli e strutture.
Ma i bombardamenti non hanno rovesciato le sorti dello scontro: da ieri la metà della città è nelle mani delle milizie dello Stato Islamico, che controllano edifici strategici all’interno dell’abitato. La resistenza curda è riuscita a respingere nella notte un attacco dei jihadisti al centro città.
L’Isis combatte su più fronti e riesce anche a mantenere funzionanti le proprie linee di approvvigionamento. Da Raqqa e da Aleppo vanno e vengono munizioni e attrezzature utili a mantenere viva l’offensiva.
Dall’8 agosto all’8 ottobre, secondo la BBC, i raid degli Usa e della coalizione di paesi che a Washington si sono poi affiancati hanno colpito soprattutto veicoli e mezzi militari.
Immagine in evidenza: photo by The US Army – CC BY 2.0