Tasi, tutti in fila per pagare entro il 16 ottobre

Pubblicato il 11 Ottobre 2014 alle 11:31 Autore: Gabriele Maestri

Entro il 16 ottobre scatta il pagamento dell’acconto della Tasi in 5.279 Comuni: oltre 15 milioni di italiani, in prevalenza proprietari ma in molti comuni anche inquilini saranno chiamati a pagare un acconto medio di 74 euro, 148 euro il totale che però sale a 191 euro se si prendono in considerazione le sole città capoluogo.

Con un aggravio, rispetto allImu 2012, per una famiglia su due. È quanto emerge da un’elaborazione della Uil. “È vero che il costo della Tasi sarà, complessivamente, leggermente più basso dell’Imu – commenta Guglielmo Loy, segretario confederale del sindacato – ma la distribuzione della nuova tassa è meno equa: pagherà un po’ di più chi prima era esente o pagava cifre basse e pagheranno molto meno i proprietari di quelle abitazioni con rendite catastali elevate”.

Dalle simulazioni della Uil, realizzate sui pagamenti soggettivi delle famiglie nelle Città capoluogo, emerge infatti che “per una famiglia su due il costo della TASI sia più caro di quanto pagato con l’IMU nel 2012”.

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Tra le amministrazioni comunali, 66 Città capoluogo di provincia (tra cui Roma, Bari, Catania, Verona, Padova, Palermo, Siena, Perugia, Trieste, Pescara, L’Aquila, Campobasso, Reggio Calabria, Firenze e Milano). La media dell’aliquota applicata dai 105 capoluoghi di provincia si consolida al 2,63 per mille (superiore all’aliquota massima ‘ordinaria’), seppur “addolcita” dalle singole detrazioni introdotte dai relativi Comuni (la UIL calcola almeno 100 mila combinazioni diverse), tanto da poter parafrasare il detto “paese che vai, detrazioni che trovi” spiega la sigla sindacale.

L’aliquota media complessiva applicata in tutti i Comuni è dell’1,99 per mille.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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