Taverna all’attacco: “Mussolini ha creato lo stato sociale, Renzi lo smantella”
Ancora una volta Paola Taverna va all’attacco. La senatrice pentastellata, questa volta, se la prende con le politiche economiche del governo Renzi, che smantellerebbero lo stato sociale, creato da Benito Mussolini negli anni del regime. Una dichiarazione, quella dell’ex capogruppo dei Cinque Stelle a Palazzo Madama, che trova riscontro nel resoconto stenografico della seduta dell’8 ottobre scorso, in cui, il voto di fiducia al Jobs Act ha scatenato le proteste di Lega Nord, Sel e Pentastellati, fortemente contrari al provvedimento.
IL TFR IN BUSTA PAGA È UN’IDEA DI MUSSOLINI – Un intervento, quello di Taverna, in cui non si risparmiano critiche né al presidente del Senato Pietro Grasso né al premier Renzi. “Ho scoperto, grazie al presidente Grasso, che il Regolamento del Senato è totalmente rivisitabile a seconda dell’umore del Presidente”, esordisce la senatrice pentastellata, a cui segue la replica “Lei lo sa che il presidente Grasso presiede correttamente”. Quindi, attaccando la decisione dell’esecutivo di porre la fiducia anche sul Jobs Act, Taverna arriva diretta al punto della questione, criticando l’operato di Renzi in materia di politica economica. “Adesso mette in mezzo la storia del Tfr – ha affermato Taverna riferendosi al premier Renzi – Sono andata a vedere chi ha introdotto il Tfr e sono rimasta sorpresa: l’ha messo Mussolini. Allora, Mussolini introduce il Tfr e crea uno stato sociale e Renzi cosa fa? Toglie il Tfr, lo mette in busta paga, lo tassa, aumenta in tal modo la possibilità di acquistare in maniera tale da rendere poi strutturale l’aumento degli 80 euro. Li sta prendendo dalle tasche delle persone”. L’ULTIMA DI TANTE ALTRE DICHIARAZIONI AD EFFETTO – Nota per la veracità delle sue esternazioni, spesso condite con espressioni vernacolari che tradiscono le sue origini romane, Taverna non è la prima volta che fa dichiarazioni ad effetto. Per la prima volta, la parlamentare romana è salita, infatti, alla ribalta per quella frase “Voi nun siete gnente”, pronunciata il 2 ottobre 2013 in occasione del voto di fiducia al governo Letta. Aveva fatto, poi, discutere l’attacco al presidente della rinata Forza Italia Berlusconi del 29 novembre 2013, quando aveva bollato l’ex premier come “una statua di cera” a cui avrebbe sputato. Infine, anche ultimamente aveva fatto discutere il post di Facebook di fine agosto, in cui, polemizzando con la negazione del permesso della festa al Circo Massimo (poi, invece, accordata), aveva scritto: “Ci provi a non dare di stomaco nel sentire pronunciare dal premier (#maddeche) frasi tipo passare dalla logica del piagnisteo a quella della proposta e togliere il paese dalle mani dei soliti noti (…), mentre lo hai visto consegnare nelle mani di un condannato le riforme più importanti del tuo paese”. Infine, a settembre, in un altro post su Facebook, l’ex capogruppo pentastellato a Palazzo Madama aveva affermato: “Vi prego di scusarmi… Ho stretto la mano a Denis Verdini, ho precisato che era solo per educazione, ma nei vs confronti mi sento uso schifo”.