“Oggi partiti, sindacati, associazioni di categoria sono tutti in crisi. Lo dico con dolore: ma se il Parlamento restasse chiuso sei mesi, potrebbe perfino capitare che nessuno se ne accorga“. A parlare è il sindaco di Torino e presidente Anci Piero Fassino, che intervistato dal Corriere della Sera sottolinea: “dobbiamo ripensare le forme della democrazia politica. Noi siamo cresciuti in una Repubblica parlamentare, con un governo subordinato al Parlamento, e i partiti a organizzare la rappresentanza. Tutto questo si sta consumando rapidamente”.
“Il Parlamento – spiega l’ex segretario Ds – ha perso la sua centralità perchè la decisione politica è cambiata nelle due variabili dello spazio e del tempo. Nel mondo globale e dell’Europa integrata, sono sempre di più le decisioni che non vengono prese nei singoli Stati. E nel tempo reale, in cui tutto quel che accade è subito noto sul telefonino o sul web, il tempo differito della decisione politica è troppo lento”. Il rischio che resti soltanto il partito del leader? “È un timore che non si supera rifugiandosi nella nostalgia di quel che c’era prima”. Fassino torna anche sull’ipotesi di una scissione nel Pd: “se qualcuno ci pensa, pensa a una velleità. L’ultima cosa che avrebbe oggi mercato e appeal è un nuovo partito”. E al giornalista che gli chiede perchè, al contrario di D’Alema e Bersani, abbia scelto di aprire a Renzi l’ex segretario Ds dice: “perchè guardo al futuro di questo Paese. È inutile avere nostalgia di una cosa che non potrà più essere come prima. Viviamo l’epoca in cui un movimento arriva al 25%» «senza una sezione, senza una tessera, senza un segretario”.