Arriva una nuova espulsione nel Movimento Cinque Stelle. Stavolta tocca ad Andrea Defranceschi, capogruppo M5S all’assemblea regionale dell’Emilia Romagna. Per lui fatale la condanna della Corte dei Conti.
UFFICIALIZZAZIONE – A rendere pubblica l’espulsione di Defranceschi è un annuncio sul blog del leader M5S Beppe Grillo. Il capogruppo è stato condannato dalla Corte per la vicende delle interviste televisive a pagamento a un risarcimento di 7.600 euro (108 per il 2010, 3.600 per il 2011 e quasi 4.000 per il 2012) oltre alle spese di giudizio. La Corte ha considerato “palesemente contra legem” le spese per l’acquisto di spazi di comunicazione politica, da qui la condanna, che ha riguardato anche altri sei capigruppo regionali di altri partiti.
ULTIMO BALUARDO – Con Defranceschi – che comunque, a causa dei suoi guai giudiziari, era già stato escluso dalle liste per le primarie in vista delle regionali del 23 novembre – cade anche l’ultimo baluardo della presenza M5S nell’assemblea regionale emiliana. L’altro esponente, Giovanni Favia, era stato tra i primi ad essere cacciato dal Movimento – a fine 2012, insieme al consigliere comunale bolognese Roberta Salsi – in aperta polemica con i vertici del partito, candidandosi poi nel 2013 nelle liste di Rivoluzione Civile per un seggio alla Camera.
FAVIA ‘GLI SONO VICINO’ – Immediato il messaggio di solidarietà dell’ex grillino Giovanni Favia, tra i protagonisti delle ‘interviste a pagamento’ finite nel mirino. In serata ha diramato una nota per “esprimere vicinanza ad Andrea Defranceschi per la sua espulsione del M5. La condanna della Corte dei Conti è stata l’occasione, da parte di Grillo, per chiudere i conti con lui una volta per tutte. Ne è la prova il fatto che Davide Bono, in Piemonte, pagava le televisioni locali per avere spazio con dei servizi ad hoc nei telegiornali. Particolare chiaramente vietato dalle norme, oltretutto spendendo cifre 4 volte superiori a quelle contestate al gruppo del M5S in Emilia-Romagna. Il risultato qual è stato? Defranceschi espulso e Davide Bono promosso addirittura a candidato presidente della Regione, a dimostrazione di come Grillo fosse pienamente al corrente di quello che accadeva in Piemonte”.
DI MAIO E IL PARLAMENTO – Intanto a difesa del Movimento si erge Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera: “Non mi sento leader di nulla. Il Movimento sopravviverà finchè terrà lontane queste dinamiche”. Tuttavia, emerge la delusione sulla maggioranza parlamentare e, in generale, sul funzionamento dell’assemblea: “Funzionerebbe se avessimo dei parlamentari di maggioranza che si sentissero legislativo e non esecutivo di Renzi”. Da Di Maio anche un commento sull’euro – “se riusciamo a fare il referendum voterò sì all’uscita” – e un plauso al collega Alessandro Di Battista, che aveva dichiarato di vedersi bene alla Farnesina: “È un fratello e uno stakanovista”.