La manovra per la correzione del deficit pubblico prevista per il 2015 bolle già da tempo nella pentola del governo. Evitare le tirate d’orecchi da parte dei “burocrati” di Bruxelles, pronti a redarguire l’Italia nel caso in cui il parametro del 3% non fosse rispettato, reperire i fondi (circa 7,3 miliardi) per il mantenimento del bonus da 80 euro, sciogliere il nodo del Tfr in busta paga. La manovra da 21 miliardi che l’esecutivo si appresta a varare è tutta imperniata su questo gioco di equilibri sottilissimi.
L’istantanea dei conti pubblici italiani scattata dalla Commissione europea non combacia del tutto con i dati in possesso del Tesoro. Il governo questo lo sa bene e si prepara ad un eventuale aggiustamento strutturale dello 0,1 per cento del Pil, mettendo in campo altri due miliardi. “Siamo convinti che la nostra interpretazione delle regole sia quella giusta – spiega Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli affari europei – e riteniamo che in circostanze eccezionali e visto che la situazione si è ulteriormente deteriorata rispetto a sei mesi fa, quell’aggiustamento dello 0,1% indicato da Padoan sia compatibile con le regole”.
La nuova legge di Stabilità non sarà particolarmente tenera con gli enti locali, sui quali cadrà la mannaia della spending review. Dalle regioni il governo caverà circa 3 miliardi, mentre per i comuni (ai quali è stato comunque garantito un allentamento del Patto di Stabilità per altri 2 miliardi) il taglio sarà di 1,5 miliardi e per le province di 500 milioni. Dai ministeri sono attesi circa 4 miliardi; altri 2,5 arriverebbero dal risparmio su acquisti di beni e servizi e ben 3 miliardi dai tagli agli stipendi dei dirigenti pubblici. Sul fronte fisco, la manovra mira ad ottenere 1,5 miliardi dal recupero dell’evasione Iva e altrettanti dal riordino della tassazione sui giochi.
Se le imprese da una parte si vedono ridurre incentivi e crediti d’imposta, dall’altra potranno beneficiare di un taglio dell’Irap e del contributi sul lavoro per una cifra compresa tra i 2 e i 4 miliardi di euro. Un miliardo e mezzo sarà invece la somma destinata agli ammortizzatori sociali per l’assegno di disoccupazione. L’operazione Tfr, infine, non dovrebbe impattare sui conti: il versamento in busta paga avverrà su base volontaria.