Questa sera l’Italia di Antonio Conte sfida la nazionale maltese in un incontro che non promette sorprese, al massimo qualche delusione azzurra nel caso non arrivasse la sempre più citata “goleada”. Un tocco di mistero e di curiosità va ad aggiungersi alle storie puramente calcistiche: quella riguardante il passato dell’attuale commissario tecnico maltese, l’ex difensore della Lazio Pietro Ghedin.
“E’ una storia da dimenticare, è una storia da non raccontare, è una storia un po’ complicata, è una storia sbagliata!” recita una ballata di De Andrè dedicata all’assassinio di Pier Paolo Pasolini sul lido di Ostia il 2 novembre del 1975. Le stesse parole potrebbero riferirsi ad un fatto di cronaca nera avvenuto un anno e mezzo dopo: l’omicidio di Luciano Re Cecconi.
Si parla del 18 gennaio del 1977, si è nel pieno degli anni di piombo. Girare armati, soprattutto per Roma, era normale, quasi necessario; tutti i giocatori della Lazio erano provvisti di una pistola, tutti tranne uno: Luciano Re Cecconi, detto appunto “Il saggio”. La sera di quel freddo giorno di gennaio Luciano Re Cecconi, insieme al compagno ed amico Pietro Ghedin, si reca in una gioielleria col bavero alzato sul viso e mimando di avere una pistola nella giacca ed urla: “Mani in alto. Questa è una rapina”. Non passa nemmeno un secondo ed il petto del goliardico calciatore è trapassato da un proiettile sparato dal gioielliere spaventato. Accasciandosi a terra Re Cecconi avrebbe pronunciato le sue ultime parole: “Era uno scherzo”. Il compagno di quella goliardia si salva alzando le mani in tempo per evitare una pallottola, ma da allora non ha mai più parlato di quella vicenda.
La ricostruzione dei fatti, fornita dal gioielliere e da alcuni testimoni, non ha mai convinto del tutto i tifosi laziali che ancora piangono il campione dello scudetto del ’74. Questo è l’appello rivolto a Ghedin che scrive il dott. Paolo Lenzi, presidente dell’associazione Lazio Family, prima dello scontro fra Italia e Malta dell’11 settembre 2012: “L’idea che ne è venuta fuori, suffragata anche dai lucidi ricordi di Luigi Martini, amico intimo di Cecco e suo ex compagno di squadra in biancoceleste, è che quella maledetta sera di tanti anni fa Luciano Re Cecconi non scherzò affatto. Anzi, Luciano Re Cecconi non simulò alcuna rapina, tantomeno pronunciò frasi provocatorie nei confronti del gioielliere che reagì colpendolo a sangue freddo con un colpo di pistola. Dopo trentacinque anni, è giunto il momento della verità. Non processuale, ma della verità storica. Per questo, caro Pietro Ghedin allenatore della nazionale maltese, Le scrivo questa lettera aperta, a ridosso di Italia-Malta. Lei, per la prima volta da allenatore avversario, affronterà quella stessa maglia azzurra indossata anche da Luciano Re Cecconi: dopo tanti anni di silenzio Le chiedo di ritornare sulla vicenda e chiarire pubblicamente le circostanze che portarono alla morte del povero Cecco, indimenticato campione sul campo e nella vita privata, che ancora oggi è ricordato con affetto dal mondo sportivo e in Curva Nord dalla gente laziale.”
“Per il segno che c’e’ rimasto, non ripeterci quanto ti spiace, non ci chiedere piu’ come e’ andata, tanto lo sai che e’ una storia sbagliata, tanto lo sai che e’ una storia sbagliata.” Canterebbe sempre Faber.