Gestione illecita di fondi privati e associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita. Questi i reati che la procura di Roma contesta al segretario generale dell’UGL Giovanni Centrella, a sua moglie Patrizia Lepore e alla coordinatrice del sindacato Laura De Rosa. I tre, finiti sotto inchiesta a seguito di una segnalazione fatta da un istituto di credito all’Uif (Unità di Informazione di Bankitalia) sono accusati di aver sottratto dalle casse dell’ente circa mezzo milione di euro. Operazioni illecite che andrebbero avanti dal 2010, anno in cui Centrella ha sostituito il segretario dimissionario Renata Polverini, in corsa per il Popolo delle Libertà alle regionali del Lazio.
Stamattina la Guardia di Finanza ha perquisito le loro abitazioni e la sede centrale dell’UGL a Roma. Gli accusati si difendono, annunciando una conferenza stampa per le 18.00 di questo pomeriggio, nella sede della Confederazione, in via delle Botteghe Oscure. Un incontro con la stampa, preceduto da un confronto con i pm richiesto dallo stesso leader del sindacato.
“Siamo pronti a dimostrare che tutte le operazioni sono tracciabili e che non c’è nulla di irregolare” ha dichiarato l’avvocato difensore del leader UGL. Lo stesso Centrella ha scritto in un tweet: “Siamo a disposizione della magistratura ma è tutto assolutamente tracciabile. Non abbiamo nulla da nascondere. Mi recherò immediatamente dai magistrati per dimostrare che tutto è perfettamente in regola. Non ho nessun tipo di preoccupazione”.
A finire in manette, invece, stamattina all’alba, con un blitz delle Fiamme Gialle, è stato l’attuale prefetto di Benevento, Ennio Blasco. Per l’uomo, ai domiciliari con tre imprenditori attivi nel settore della vigilanza privata, la procura di Avellino ipotizza il reato di corruzione. Blasco avrebbe accettato soldi, gioielli, auto con autista, viaggi e anche il pagamento delle spese di lavanderia in cambio di facilitazioni nel disbrigo delle pratiche necessarie al rilascio delle certificazioni antimafia, indispensabili per lo svolgimento dell’attività per gli istituti di vigilanza degli imprenditori finiti sott’inchiesta.
Le presunte irregolarità si riferiscono al periodo 2009-2011, quando Blasco era prefetto di Avellino. L’inchiesta (nella quale il prefetto risulta indagato) è stata avviata a seguito di verifiche sul pagamento di un riscatto per il sequestro di uno dei tre imprenditori, finiti oggi in manette, avvenuto nel 2010.
Carmela Adinolfi