I dolori del giovane Alfano
Piano piano il Nuovo centrodestra, il partito di Angelino Alfano, si sta sfaldando. Sotto i potenti colpi di Forza Italia e di Silvio Berlusconi, che ha lanciato un’opa sulla formazione politica neo centrista, NCD sta lentamente naufragando.
Il primo a cedere alle avances dell’ex premier è stato il senatore siciliano Antonio D’Alì, da tempo in sofferenza nel partito di Alfano e perplesso sui gruppi unici con l’UDC e i Popolari di Mario Mauro. Potrebbe essere solo l’inizio, però, viste le dichiarazioni rilasciate dal neo forzista a Radio 24: “Certamente – non c’è serenità complessiva in tutti quelli che hanno fatto la scelta, a suo tempo, del Nuovo centrodestra, ma non posso né quantificare né parlare a nome di altri”.
I nomi in realtà ci sono e sono quelli di ex forzisti di calibro, come Maurizio Bianconi e Antonio Azzollini, più una serie di altri peones che, valigie pronte, non aspettano altro che tornare tra le braccia di Berlusconi.
La principale motivazione è quella dell’evidente crisi di consensi: già il risultato delle europee era stato al di sotto delle aspettative (4% e rotti, soglia di sbarramento superata per un pelo), oggi tutti i sondaggi danno il partito di Alfano, federato con l’UDC, non oltre il 2,5%, sempre più fagocitato dalla “svolta centrista” di Matteo Renzi e del suo PD.
Un flop pazzesco, visto che l’esperimento aveva l’ambizione di creare un moderno centrodestra capace finalmente di superare il berlusconismo. Tutto evaporato, anche perché superare Berlusconi riempiendo le proprie fila di berlusconiani non è esattamente semplice. Ma il peccato originale del progetto alfaniano è stato quello di credere possibile la costruzione di quella tanto desiderata “sezione italiana del PPE” senza fare i conti con colui che ha rappresentato l’elettorato moderato per 20 anni. Ovviamente, Silvio Berlusconi.