Cresce la legge di stabilità, si riduce – forse – la morsa comunitaria. E’ questo quello che punterà ad ottenere il governo Renzi, con la presentazione della legge di bilancio 2015. Una manovra che negli ultimi giorni si sta irrobustendo sempre più, passando dai 15-16 milioni delle prime stime ai circa 30 miliardi delle ultime indiscrezioni. Il premier ha assicurato che non c’è “alcuna divergenza” con il ministero del Tesoro sulla manovra. La legge di stabilità intanto ha raccolto il plauso del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, “Non possiamo che dichiarare la nostra piena soddisfazione”. “Quando ieri il presidente del Consiglio ha annunciato le misure per la legge di stabilità onestamente ho sentito che si realizzava quasi un nostro sogno”.
OTTENERE IL VIA LIBERA – Il governo avrebbe aumentato l’ammontare della manovra, coniugando tagli alla spesa con una cospicua riduzione del carico fiscale. L’obiettivo pare essere principalmente uno: dare un segnale all’UE. Dimostrando pieno impegno per la riduzione del deficit ed il rilancio dell’economia, in modo da evitare reprimende in sede comunitaria ed ottenere un via libera che sino a ieri – secondo Bankitalia – era da ritenersi “non scontato”.
TRATTATIVA – Le ultime 48 ore serviranno per mettere a punto gli ultimi dettagli della manovra e scongiurare definitivamente ulteriori correzioni sul deficit, quantificabili in almeno un altro paio di miliardi – in caso di soluzione di compromesso – da aggiungere al totale della manovra. Un surplus che però per Palazzo Chigi resta una questione di principio, e perciò sarebbe difficilmente tollerabile, a maggior ragione dopo aver presentato una manovra così incisiva e ricettiva delle raccomandazioni provenienti da Bruxelles. Il ministro Pier Carlo Padoan ha tenuto a sottolineare il grande impegno dell’Italia, consegnando al commissario finlandese Jirky Katainen – considerato uno dei “falchi” – un nuovo rapporto aggiornato sul cronoprogramma e i contenuti delle riforme avviate.
PRESSING – In realtà più che una trattativa, la strategia sarebbe una sorta di pressing, volto anche a far smarcare l’Italia dalla delicata situazione registrata sul deficit da parte della Francia. Su questo, eloquente è stato il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, altro esponente della linea del rigore, che ha sottolineato pubblicamente come la situazione della Francia, sia ben diversa da quella dell’Italia, che “crea minori preoccupazioni”. D’altronde anche l’atteggiamento dei governi è diverso, con un’Italia impegnata ad irrobustire i tagli a fronte di una Francia che ha annunciato di non voler porre in atto ulteriori sacrifici rispetto a quelli già previsti. E così la manovra avrebbe un duplice effetto: rispondere alle sollecitazioni politiche – taglio delle tasse sul lavoro, riduzione e riqualificazione della spesa pubblica – e non compromettere i rapporti con l’élite comunitaria, tirandosi fuori da una possibile guerra tra Parigi e Bruxelles.
CAMUSSO – “Il mix di tagli alla spesa e di riduzione fiscale per alcuni mi pare ci manterrà nello stato recessivo che vive il Paese”. Così il leader Cgil, Susanna Camusso, secondo cui la manovra annunciata dal premier Renzi “non mette in moto investimenti e occupazione”. E sull’ipotesi di ricorso alla fiducia anche alla Camera afferma: “Non pensiamo che la fiducia chiuda la discussione sul Jobs act. Noi non lo condividiamo e continuiamo a contestarlo”