La scorsa domenica, in Bolivia, si sono svolte le elezioni generali. Circa 6 milioni di boliviani, oltre a eleggere 130 membri della Camera dei Deputati e 36 membri del Senato, hanno scelto il Presidente e il Vicepresidente della Repubblica.
Si è trattato di un nuovo trionfo per Evo Morales che, quindi, è stato rieletto per il terzo mandato assicurandosi così la permanenza al potere fino al 2020. Morales, ‘campesino’ e ‘cocalero’, è stato accusato dall’opposizione politica di essere un populista che aspira a rimanere per sempre al potere, cui è arrivato nel 2006.
Saranno, quindi, 14 anni di presidenza Morales, che non ha alcuna intenzione di abbandonare la sua politica ‘indigenista’ e antistatunitense, sebbene i suoi recenti dialoghi con gli imprenditori boliviani siano stati considerati come una “deriva a destra” dai radicali della sinistra del Paese.
Durante la presidenza di Morales la Bolivia ha registrato un buon andamento dell’economia grazie a politiche eclatanti, come la nazionalizzazione dell’industria degli idrocarburi. La politica di Morales si è concentrata, in particolare, in programmi sociali, ma anche nel settore delle telecomunicazioni e delle infrastrutture.
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Sebbene la Bolivia sia uno dei Paesi più poveri del continente americano, simili politiche hanno permesso finora un sorprendente aumento del PIL nazionale e una crescita sostanziale dell’economia (circa 6,5 per cento nel 2014, secondo le stime).
Morales ha promesso di trasformare il Paese in una concreta potenza energetica, puntando anche sull’energia nucleare, garantendo così migliori condizioni economiche alla propria popolazione. Tuttavia, Morales è stato accusato di aver speso decine di milioni di fondi del governo per la sua campagna elettorale, per poi ottenere una vittoria non esaltante come ci si aspettava.
Infatti, in base ai dati forniti dal Tribunal Supremo Electoral, Evo Morales (Movimiento al Socialismo – Instrumento Político por la Soberanía de los Pueblos) ha ottenuto il 53,96 per cento mentre i suoi principali rivali, Samuel Doria Medina (Frente de Unidad Nacional) e Jorge Quiroga Ramírez (Partido Demócrata Cristiano de Bolivia), hanno rispettivamente ottenuto il 30,21 e l’11,32 per cento.
Nonostante i risultati siano ancora parziali, i sostenitori di ‘el Evo’ si sono riversati per le strade per festeggiare la vittoria che, tuttavia, può considerarsi “incompleta”: infatti, la percentuale attuale non garantirebbe a Morales di controllare i 2/3 dell’Asamblea Legislativa Plurinacional per attuare la riforma costituzionale che consentirebbe di eliminare il noto limite di due mandati presidenziali consecutivi attualmente in vigore. A tal proposito va ricordato che Morales, per potersi candidare, aveva ottenuto “eccezionalmente” l’autorizzazione dalla Corte Costituzionale.
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