Saltano gli accordi e l’elezione dei giudici della Consulta si fa ancora attendere
Tutto fermo per la Consulta: sembra essere molto lontana dalla conclusione infatti l’incredibile impasse del parlamento per l’elezione dei due nuovi giudici della Corte Costituzionale e per l’esponente laico del Consiglio Superiore della Magistratura. C’è stata infatti la diciottesima fumata nera. È stato Piero Grasso il più votato dal Parlamento in seduta comune per la Corte costituzionale. Il presidente del Senato ha incassato 94 voti. Segue Donato Bruno con 27, Lorenza Carlassare con 22, Luciano Violante con 16 e Michele Ainis con 11
Ai senatori e deputati di NCD e Forza Italia era arrivata in mattinata l’indicazione di votare scheda bianca rendendo ancora una volta impossibile concretizzare l’elezione di queste due cariche e prolungando uno stallo che ormai va avanti da molte settimane.
Il PD attribuisce la colpa della situazione creatasi a Forza Italia che non avrebbe presentato fino ad ora una candidatura autorevole e in grado di avere il maggior numero di consensi almeno all’interno del partito stesso, ed è per questa ragione che il partito guidato da Renzi sembra attendere le mosse dell’avversario restando per il momento fermo sulla candidatura di Violante. Per Zanda: “L’auspicio è che, dopo il ritiro del professor Caramazza, il centrodestra trovi una candidatura ugualmente valida, di alto livello, che abbia il consenso dei gruppi parlamentari che la designeranno”.
Anche se nel frattempo i vari gruppi politici si stanno muovendo cercando di concertare due nomi per la Consulta che siano in grado di bilanciare gli equilibri, la soluzione non sembra affatto vicina e tutte le iniziative in corso presentano difficoltà: Massimo D’Alema e Raffaele Fitto avrebbero trovato un accordo consistente nel mandare in quota PD Luciano Violante ed in quota FI Paolo Sisto; tuttavia questo accordo viene considerato dalla maggioranza renziana del PD un accordo “tra leader delle due minoranze” e per questa ragione preso in scarsa considerazione.
Anche il nome di Enrico La Loggia appare traballante a causa dell’opposizione NCD, considerando che l’avvocato palermitano non gode della stima di Renato Schifani nonostante la carriera politica di quest’ultimo sia partita sotto l’ala del padre di La Loggia. La proposta di Renato Brunetta di eleggere il costituzionalista Giovanni Guzzetta, appoggiata da FI nonostante il docente fosse già stato candidato da Veltroni, potrebbe mettere in imbarazzo il PD, costretto in tal caso ad eleggere un altro tecnico; anche se in area democratica già spuntano i nomi dei costituzionalisti Massimo Luciani e Stefano Ceccanti. Il PD d’altro canto, consapevole del peso politico che le candidature stanno rivestendo in questo momento, dovrebbe votare scheda bianca per l’elezione del membro laico del CSM così da avere maggiori chance di incassare un risultato per la consulta. L’epilogo della vicenda appare quindi decisamente lontano.
Dagospia infine lancia l’ipotesi, Pietro Grasso. Secondo alcune indiscrezioni, il presidente del Senato sarebbe un nome papabile per uno dei due posti della Consulta. Perché? Secondo alcuni la poltrona dello scranno più alto a Palazzo Madama, liberata dall’ex magistrato, andrebbe nelle mani di Forza Italia. Un modo per legare Berlusconi al governo e per rendere ufficiale il Patto del Nazareno.