L’Europa si allarga e guarda sempre più a Est. Alex Petriashvili, ministro georgiano per l’integrazione euroatlantica, ha annunciato che il 17 ottobre si terrà il primo vertice riguardante l’associazione tra Georgia e Ue. Venerdì una delegazione del governo georgiano capitanata dal primo ministro Irakli Garibashvili discuterà dell’associazione in vista di una possibile integrazione nella Comunità Europea.
La Georgiasi sente pienamente parte del Vecchio Continente e da anni esprime il desiderio di far parte anche della NATO. Garibashvili l’ha ricordato giusto due settimane fa nel secondo anniversario della vittoria della sua formazione “Sogno Georgiano” su quella dell’ex Presidente Mikhail Saakashvili, il Movimento Nazionale Unito.
Infatti non è stata solo l’Ucraina a firmare l’accordo di associazione con l’Ue e il trattato che istituisce la Deep and Comprehensive Free Trade Area (DCFTA). Il 27 giugno a realizzare il proprio “sogno” erano presenti anche i primi ministri di Moldavia e Georgia.
Il Parlamento moldavo ha ratificato la decisione il 2 luglio, il 18 dello stesso mese è toccato a quello georgiano. Tra i maggiori sponsor dell’ingresso dei due paesi: la Romania ma soprattutto la Lituania – il primo paese a distaccarsi dall’Urss – che, in particolare durante il suo semestre di presidenza dell’Ue, si è spesa tantissimo per portare “all’interno della famiglia” i propri “compagni di sventura”.
Molto attivi sullo stesso fronte anche Polonia, Svezia e Germania. José Manuel Barroso che ha visitato sia l’Ucraina sia la Moldavia e la Georgia agli inizi di giugno ha assicurato che non ci saranno contraccolpi sulla debole economia dei paesi a causa dell’avvicinamento all’Ue. Anzi i loro prodotti beneficeranno di un mercato di oltre 500 milioni di consumatori anche grazie ai nuovi finanziamenti promessi da Bruxelles.
Tuttavia è certo che l’economia della Moldavia soffrirà nel caso d’ingresso nell’Ue, molto più di quella georgiana. Mosca sta erigendo varie barriere contro i paesi, soprattutto dell’area ex CSI, che scelgono una strada diversa a quella dell’Unione Doganale: i vini moldavi, principale bene d’esportazione, non possono più entrare nella Federazione; si prevede che presto verranno presi provvedimenti anche contro il mezzo milione di immigrati moldavi in Russia che provvedono alle proprie famiglie attraverso le rimesse.
Saranno decisive le elezioni di novembre per capire quale sarà infine la scelta di Chisinau: alcune forze politiche non hanno ancora escluso l’adesione all’Unione Doganale.
La Georgia invece, pur senza mai mettere in discussione la volontà di entrare nella Comunità di Bruxelles, da tempo ha riacquistato l’accesso al mercato russo per i suoi prodotti, in particolare grazie alla politica di pacificazione inaugurata dai governi targati “Georgian Dream”. Non è da escludere però che dalla Russia possa arrivare la minaccia di un nuovo divieto alle esportazioni. Altri punti di pressione nei confronti di Tbilisi potrebbero essere lo stop alle forniture petrolifere e un’annessione dell’Ossezia del Sud in stile Crimea.