Frontex, operazione Triton: solo otto paesi inviano mezzi, ma non basta
“Serve una maggior partecipazione”. L’allarme arriva da Bruxelles per voce di Gil Arias, direttore esecutivo dell’agenzia europea per il controllo delle frontiere, o più semplicemente Frontex. Il tono è pacato, ma la speranza è che produca un frastuono. Per squarciare quel velo di torpore che attanaglia buona parte dell’Eurozona sul fronte immigrazione. Ad oggi l’operazione Triton, che dovrebbe vedere la luce i primi di novembre, è poco sorretta dai Paesi dell’Unione Europea e dell’Aria Schengen. La disponibilità a fornire equipaggiamenti è arrivata solo da 8 paesi: Finlandia, Spagna, Portogallo, Islanda, Olanda, Lettone, Malta e Francia. Mentre 12 sono i paesi da cui arriverà personale specializzato: Spagna, Francia, Finlandia, Romania, Svizzera, Norvegia, Germania, Olanda, Svezia, Portogallo, Austria e Polonia.
L’Italia affiancherà l’operazione finanziando Mare Nostrum. Ma non basta, denuncia Arias. Spicca, infatti, l’assenza di due potenze fondamentali nei meccanismi interni dell’Eurozona: Germania e Regno Unito. Eppure proprio il direttore di Frontex, lo scorso quattro settembre, aveva lanciato un appello nemmen troppo velato agli stati membri: “la nuova operazione Triton dipenderà sostanzialmente da due condizioni: la disponibilità dei fondi che saranno trasferiti dalla Commissione Ue e la disponibilità degli Stati membri a partecipare”.
Operazione Triton – “Il focus primario dell’operazione Triton- ha annunciato Arias- sarà il pattugliamento delle frontiere” e, soprattutto, “il salvataggio delle vite” viene considerata “un’assoluta priorità” dell’agenzia. Ad oggi, solo nel 2014, sono sbarcate sulle coste italiane circa 120.000 persone e i numeri prospettano una crescita costante. L’operazione prevede un impiego mensile- spesa totale 2,9 milioni di euro- di due navi d’altura, due imbarcazioni, quattro motovedette, due aerei e un elicottero, dando così particolare importanza alla “sorveglianza aerea che permetterà individuazioni immediate”. Frontez raccoglierà, insieme all’Italia, informazioni di intelligence sui trafficanti libici e per questo motivo è previsto un supporto dell’Ue di cinque team di debriefing. La collaborazione con il nostro paese sarà strutturata sul “coordinamento con Guardia di Finanza, Guardia costiera e la Marina”.
Alfano e Mare Nostrum – Angelino, il ministro degli Interni. Lui si impegna molto, ci prova, studia i dossier, trasuda sulle carte ma poi nessuno se lo fila. E’ sua, la voce più rilevante dell’operazione Frontex. L’unica veramente istituzionale. Ma, come dimostrano i fatti, le sue previsioni e i suoi auspici sono stati spesso traditi. “Bisogna garantire la piena funzionalità degli esistenti meccanismi di solidarietà tra gli Stati membri”, tuonava lo scorso 29 settembre l’inesauribile Alfano. Ma, carte alla mano, Cameron e Merkel gli stanno voltando le spalle. “Si chiuda Mare Nostrum e si dia il via ad un’azione europea capace di dimostrare che l’Europa si prende cin carico una frontiera che è sua” ululava da Tunisi in occasione dell’anniversario della strage di Lampedusa. Ma, anche qui, i fatti lo smentiscono. Anzi, fa tutto da solo. Oggi a Montecitorio ha detto: “con l’avvio di Triton, ci sarà il phasing out (progressivo arresto) dell’operazione Mare Nostrum”. Per ora quindi tutto rimane com’è, poi si vedrà. E, se non arrivano in tempo altri aiuti, sarà difficile concludere l’operazione Mare Nostrum. Poi, conclude giulivo: “un anno dopo la tragedia di Lampedusa, si tratta di una delle più grandi sfide del nostro tempo”. Ma, per ora, niente si è visto e sembra che niente arriverà.