Isis, Obama: “Sarà una lunga campagna”
L’obiettivo è distruggere l’Isis. Ma per riuscirci sarà necessaria una “campagna di lungo termine”. Sono le parole che il presidente Obama ha pronunciato nel corso di una riunione nella base militare di Andrews, vicino Washington, con i vertici militari di una ventina di paesi. “Ci saranno giorni di progressi e periodi di arretramento” ha dichiarato Obama.
L’amministrazione Usa resta però convinta che il sentiero imboccato sia quello giusto: non è previsto nessun cambio significativo nella tattica militare adottata fino a oggi. Il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha dichiarato che “prove iniziali” dimostrano che la strategia degli Usa contro i miliziani dell’Isis “sta avendo successo”.
La pensa allo stesso modo anche il presidente Obama, che esprimendo preoccupazione per le sorti della città siriana di Kobane e della provincia irachena di Anbar ha assicurato che i bombardamenti degli Stati Uniti proseguiranno.
Le migliaia di combattenti stranieri che si sono uniti all’Isis rappresentano una minaccia anche per l’Occidente, ha aggiunto Obama.
Sul campo, l’Isis continua a premere su due fronti: la città siriana Kobane, sul confine turco, le la provincia irachena di Anbar, che conduce alle porte di Baghdad.
Nelle ultime ore i curdi hanno lanciato una controffensiva a Kobane, riuscendo a spingere indietro gli uomini dello Stato Islamico. La bandiera nera che i miliziani jihadisti avevano issato alcuni giorni fa sulla collina di Tel Shahir, nei pressi della città, è stata rimossa. I raid della coalizione internazionale intorno a Kobane si sono notevolmente intensificati durante gli ultimi giorni.
Sul fronte iracheno, invece, l’Isis ha guadagnato terreno. Gran parte del territorio della provincia di Anbar è ormai nelle mani dello Stato Islamico. Conquistare questa porzione di Iraq significherebbe ottenere un vantaggio strategico significativo: passano da qui infatti molte delle vie di comunicazione che arrivano a Baghdad, dove sono sempre più frequenti gli attentati.
Il destino di Anbar rappresenta “una minaccia molto seria” secondo James Jeffrey, ex ambasciatore Usa in Iraq. Come riportato dall’agenzia Bloomberg, Jeffrey sostiene che la volontà americana di non impegnare uomini sul terreno metterà a dura prova la tenuta della coalizione internazionale: “Il tempo non è dalla nostra parte”. Alla lunga, ha sottolineato, alcuni alleati degli Usa possano decidere di limitare il loro impegno nella lotta all’Isis.