Governo avanti tutta: anche le unioni civili tra la prossime azioni di Renzi e Co., cercando così di ampliare il consenso verso la parte sinistra dell’emiciclo (Sel, sicuramente favorevole), ma anche verso l’opposizione (M5S ed addirittura Forza Italia) e in una parte del Paese che vede in Renzi un’iniziativa politica ‘troppo poco di sinistra’.
Saranno chiamati “unioni civili” e sono in discussione all’interno dell’esecutivo, al fine di presentare un decreto legge a fine mese, dopo il Vietnam parlamentare e non sul Jobs Act.
Il modello tedesco è l’esempio. Lo si diceva in casa Pd da anni ormai: non sono denominati ‘matrimoni’ né vi sarà possibilità di adottare bambini esterni alla coppia (mentre è possibile adottare il figlio/a dell’altro/a partner). Restrizioni sì, ma sono un grande passo in avanti rispetto al passato. Renzi tira dritto e batte le proteste del Nuovo Centrodestra grazie a mezzo miliardo di euro destinato alle famiglie numerose. E chi lo accusa di centrismo e troppa vicinanza alla Chiesa, Renzi ha affermato: “ai vescovi già l’ho detto. Si mettano l’anima in pace”.
Senza troppe proteste, si dice. Del resto Papa Francesco sta preparando il terreno per una vera e propria rivoluzione, anticipata dalle parole in volo (inteso proprio su un aeroplano, mesi fa): “le lobby tutte non sono buone. Mentre se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo? Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo”. Parole forti e dissacranti per l’ortodossia della Chiesa, almeno rispetto al passato.
In casa Pd si respira aria buona. Parla Ivan Scalfarotto: “stiamo lavorando a questo schema fin dalla Leopolda del 2012 e ormai i tempi sono maturi. Persino il sinodo dei vescovi riconosce la validità del rapporto omosessuale, lo Stato italiano è l’ultimo in Europa a non aver normato le unioni tra persone dello stesso sesso”.
Continua il sottosegretario al Ministero delle Riforme Costituzionali: “stiamo modernizzando l’Italia – insiste Scalfarotto – e questo processo di estende al lavoro, all’economia, ma anche ai diritti civili passando per le unioni civili. Capisco che per l’Ncd può essere doloroso, ma anche noi nel Pd stiamo subendo un forte travaglio identitario per l’articolo 18. Dobbiamo tutti rinunciare a qualcosa per andare avanti”. Non si rinuncerà invece, secondo La Repubblica, ai “diritti (e doveri) del matrimonio tradizionale, reversibilità della pensione, diritto alla successione in caso di morte e possibilità di assistenza negli ospedali e nelle carceri, partecipazione ai bandi per le case popolari, sussidi fiscali”.
Daniele Errera