I mali del calcio italiano. Intervista a Pippo Russo- prima parte
Pippo Russo è “solo” un sociologo, saggista, giornalista e insegnante presso l’Università degli Studi di Firenze?
No, per tutti coloro i quali si ritengono amanti del calcio è molto di più.
Con il penultimo dei suoi scritti , “Gol di rapina. Il lato oscuro del calcio globale. Oligarchi, agenti monopolisti, fondi d’investimento: come l’economia parallela sta divorando l’ex gioco più bello del mondo, Clichy, 2014” Pippo Russo merita un posto d’onore nella ristretta cerchia di quei giornalisti che osano addentrarsi nella melma dello sport più amato d’Italia svelandoci il marcio che si nasconde dietro un pallone che rotola tra 22 giocatori.
In questa lunga intervista, articolata in due parti, abbiamo l’onore e il piacere di affrontare con lui i temi più svariati riguardo il calcio: come sempre, quando a parlare è Pippo Russo, ne sentirete delle belle.
-La Uefa ha appena inflitto una pena di 6 mesi di inibizione al Presidente Federale Tavecchio. Una brusca tappa del treno del rinnovamento o il solito tragicomico “caso all’italiana“?
“Francamente il rinnovamento non lo vedo, e non so proprio come un personaggio del profilo di Tavecchio possa essere associato all’idea di rinnovamento. Con lui il calcio italiano torna ufficialmente nella Prima Repubblica, sempre che ne fosse uscito. In ogni caso la vicenda è penosa. Il calcio italiano l’ha assorbita come fosse una cosa normale, e invece non lo è. Mentre le istituzioni internazionali del calcio sono impegnate in una difficile battaglia contro le discriminazioni d’ogni tipo, compresa quella razziale, il presidente di una delle principali federazioni calcistiche nazionali viene sanzionato per dichiarazioni razziste. Tavecchio non avrebbe dovuto rimanere presidente un minuto di più, dopo la sanzione. E invece fa spallucce, e dice che tanto lui di incarichi Uefa da svolgere non aveva. Uno scandalo nello scandalo”.
-Risulta assai arduo riscontrare temi del genere nei principali quotidiani sportivi del nostro Paese, eppure di marcio sembra essercene fin troppo. Quali sono secondo lei i mali peggiori del nostro calcio?
“Innanzitutto la generalizzata incompetenza dei dirigenti. Il sistema avrebbe l’esigenza di modernizzarsi, e invece la sua classe dirigente non è mai stata scadente e squalificata come adesso. E quanto sia basso il livello lo constatiamo attraverso le figure dei presidenti, che per la maggior parte sono personaggi da Commedia dell’Arte anziché manager. C’è poi il progressivo scollamento fra il calcio e la sua gente. Gli stadi italiani sono sempre più deserti, e a tutti i livelli. Il calcio sta smettendo di essere un fenomeno di partecipazione popolare, eppure per i suoi dirigenti questo aspetto non sembra essere la principale preoccupazione”.
Siamo solo a metà intervista, ma i temi scaturiti dalle parole di Pippo Russo desterebbero dal torpore persino le orecchie meno attente. Non resta che attendere il secondo round per comprendere ancora meglio quali sono i mali di questo calcio da mettere al tappeto.