Il Tfr in busta paga conviene. Ma solo per i lavoratori con un reddito fino a 15.000 euro. Aggravio fiscale, invece, per quelli al di sopra di questa soglia. Ad esempio, chi percepisce un reddito di 90.000 subirà un aumento annuale delle tasse fino a 569 euro (1.895 euro in meno per il periodo marzo 2015-giugno 2018).
Lo riferisce la Fondazione studi dei consulenti del lavoro, che ha effettuato un calcolo sulla base della norma del ddl stabilità relativa alla tassazione del trattamento di fine rapporto. Le disposizioni contenute nella bozza del documento prevedono che l’importo del Tfr sarà soggetto a tassazione ordinaria e non separata, come invece avviene ora. L’inserimento del Tfr in busta paga sarà reso possibile grazie all’istituzione presso l’Inps di un fondo di garanzia da 100 milioni per le imprese sotto i 50 dipendenti. L’Abi, l’associazione delle banche, firmerà una convenzione col Tesoro per definire tutti i dettagli.
Nella bozza si legge che “in via sperimentale, in relazione ai periodi di paga decorrenti dal 1 marzo 2015 al 30 giugno 2018, i lavoratori dipendenti del settore privato, esclusi i lavoratori domestici ed i lavoratori del settore agricolo, che abbiano un rapporto in essere da almeno 6 mesi presso il medesimo datore di lavoro” possono richiedere “di percepire la quota maturanda” del Tfr “compresa quella eventualmente destinata ad una forma pensionistica complementare” tramite “liquidazione diretta mensile” come parte integrativa della retribuzione.